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Il “grande fratello” delle gomme

Un'immagine e un ingrandimento del sensore di monitoraggio
Un'immagine e un ingrandimento del sensore di monitoraggio

La stampa, specializzata e non, riporta periodicamente i risultati di indagini che evidenziano come gli automobilisti non controllino a sufficienza la pressione di gonfiaggio delle gomme delle loro automobili. Misurazioni campione ai supermercati, indagini statistiche, rilievi della Polizia Stradale: le fonti dei dati sono diverse, ma i numeri invariabilmente attestano quanto le povere gomme siano trascurate dagli automobilisti.
Spesso sono gonfiate a una pressione non corretta, generalmente troppo bassa, e ciò provoca diversi inconvenienti: consumi irregolari del battistrada e del carburante, surriscaldamento, detallonamento e scarsa tenuta di strada.
La corretta pressione di gonfiaggio non soltanto evita questi inconvenienti ma permette di ridurre al minimo possibile la dissipazione di energia causata dall’attrito di rotolamento della ruota.
Di motivi per avere le gomme alla giusta pressione, quindi ce n’è più d’uno, e fa piacere sapere che esistono dei metodi che permettono di avere le nostre coperture sempre sotto controllo. Stiamo parlando dei sistemi di controllo della pressione dei pneumatici, conosciuti con l’acronimo Tpms: Tire Pressure Monitoring System.
Si tratta di dispositivi di ridotte dimensioni, dotati di sensori di pressione, di temperatura, di carica della batteria interna e di un minuscolo trasmettitore in radio frequenza, alloggiati nella parte interna dei cerchioni e integrati alle valvole di gonfiaggio (che costituiscono il sistema di fissaggio al cerchio stesso).
L’apparecchio rileva continuamente i valori sopra indicati e li trasmette in forma digitale, alle centraline della vettura, le quali, in caso di anomalie, evidenziano messaggi di avviso al fine di prevenire situazioni di pericolo. Per approfondire lo stato dell’arte della tecnologia legata ai Tpms e ai loro sistemi diagnostici, ne abbiamo parlato con Saverio Valsecchi, responsabile commerciale delle divisioni Iam Vdo e Ate di Continental Automotive Trading Italia.
I sensori usati da Vdo rilevano i valori di pressione, temperatura pneumatico e stato di carica della batteria interna e li trasmettono tramite segnali radio alla frequenza di 434 Mhz (per l’Europa).
Vdo, per semplificare la gestione dei dati forniti dai sensori, ha realizzato un’ulteriore versione del conosciuto tester ContiSys Obd, il ContiSys Check Tpms. Questo nuovo prodotto dispone di un modulo addizionale che consente di dialogare direttamente con i sensori; è dotato di alimentazione integrata (tramite batteria ricaricabile) e visualizza sul compatto e leggibile display i dati ottenuti rilevandoli dai sensori Tpms. Il tester offre inoltre un importante servizio di database, visualizzando ad esempio le coppie di serraggio e i codici delle parti di ricambio dei sensori; i dati sul funzionamento dei sensori possono poi essere salvati per usi futuri. Notiamo come il tester conservi anche tutte le funzioni tradizionali, quali il FastCheck Eobd, il controllo dei freni, la taratura dei cambi Direct-Shift Gearbox (Dsg), la codifica iniettori Common Rail (Cr), il reset degli indicatori di servizio e altro ancora. Il modulo Tpms può equipaggiare anche il modello base del tester. La funzione di verifica dei sensori Tpms, in un’ottica di prevenzione e sicurezza, permette alle officine di offrire un altro utile servizio ai propri clienti, informandoli sulle condizioni di utilizzo dei pneumatici e sull’effettivo stato di carica delle batterie dei sensori. Il miglioramento del servizio offerto potrà riflettersi in un incremento di fatturato per tutti gli operatori del settore, anche in vista dell’imminente entrata in vigore delle nuove normative europee.
Una delle sfide che attendono i gommisti è trovare partner in grado di procurare rapidamente e correttamente il ricambio corretto, tenendo conto della varietà di sistemi Tpms già adottati dalle varie case automobilistiche.