24 Ore di Le Mans: doppietta Audi grazie all’ affidabilità
Vincere fa certamente piacere. Se lo si fa ribaltando i pronostici la felicità raddoppia.
E probabilmente i ragazzi di Audi non stavano nella pelle, quando le due R18 e-tron quattro rimaste in gara hanno tagliato il traguardo in prima e seconda posizone.
Tornando a parlare di pronostici, diciamo che certamente le vetture della Casa di Ingolstadt non erano favorite, visto il “Equity of Tecnology” che era andato a vantaggio delle Toyota TS 040 Hybrid, i bolidi giapponesi da 1000 cavalli che avevano vinto i due round del mondiale endurance che precedevano la 24 Ore di Le Mans. Inoltre, come avevamo ipotizzato il venerdì pomeriggio, subito dopo le qualifiche, i propulsori a gasolio si sono dimostrati più affidabili di quelli a benzina, permettendo alle vetture Audi di correre per tutte le 24 ore senza grossi problemi. Tra le altre cose, anche per l’equipaggio vincitore l’appuntamento con il gradino più alto del podio del Circuit de la Sarthe sta diventando una tradizione: per Marcel Fassler, Andre Lotterer e Benoit Treluyer questa è la terza affermazione nelle ultime stagioni. Un successo che comunque si sono meritati, vista la grande caparbietà con cui hanno lottato per tutte le 24 ore.
Già dallo start, Lotterer, che partiva dalla sesta posizione, ha iniziato a spingere tantissimo, portando la sua Audi in seconda piazza dopo circa un’ora e mezza. Mentre la Toyota #7 di Wurz/Nakajima/Sarrazin dominava, l’Audi #2 è stata l’unica a rimanere a pieni giri, avvicinandosi pericolosamente ad ogni safety car e mettendo pressione all’equipaggio della vettura giapponese. Sforzi che non sono stati vani, visto che la Toyota ha dovuto spingere sempre al massimo, senza mai riuscire a gestire e, forse, questa è stata la causa del surriscaldamento del sistema elettrico che ha causato lo stop della TS 040 Hybrid verso lo scadere della quattordicesima ora: il motore della vettura ha perso potenza e si è fermato quasi subito, non mettendo il pilota in condizioni di riportarla ai box.
Tra le altre cose, anche per l’equipaggio vincitore l’appuntamento con il gradino più alto del podio del Circuit de la Sarthe sta diventando una tradizione: per Marcel Fassler, Andre Lotterer e Benoit Treluyer questa è la terza affermazione nelle ultime stagioni. Un successo che comunque si sono meritati, vista la grande caparbietà con cui hanno lottato per tutte le 24 ore. Ma come tutti sanno, alla classica della Sarthe l’inconveniente è dietro l’angolo e, circa a metà della sedicesima ora di gara, l’Audi #2 ha praticamente polverizzato la sua turbina, che ha costretto il pilota ad una lunga sosta ai box, sosta che ha fatto scivolare la vettura in terza posizione temporanea nella classifica generale. A proposito di soste e di riparazioni, un elogio è da fare ai ragazzi di Audi, che hanno sostituito la turbina della vettura in meno di 17 minuti e, nella notte, avevano cambiato gli iniettori sulla vettura di Kristensen in circa 6 minuti.
A quattro ore dalla fine, anche la Audi #1, che era in testa alla classifica, ha dovuto sostituire la turbina, passando in terza posizione e regalando una grande occasione alla Porsche, che avrebbe potuto tentare il colpaccio proprio nell’anno dello storico rientro nel mondiale endurance. E proprio nelle situazioni difficili si vedono i grandi piloti: in piena mattinata, con l’asfalto abbastanza caldo ed un buon grip, Lotterer ha provato a spingere davvero molto forte, ricucendo il ritardo di oltre 2 minuti nei confronti della Porsche 919 #20 e balzando nuovamente in testa durante il pitstop effettuato dalla vettura della casa di Stoccarda a poco meno di due ore dal termine. Alla grande prestazione di Lotterer però, si sono aggiunti i problemi della Porsche, che iniziava a mostrare una lieve inefficienza dell’impianto frenante. Con il palesarsi di questi problemi, la Casa ha chiesto ai piloti di non esagerare ma, nonostante questa misura precauzionale, entrambe le Porsche si sono fermate (probabilmente motore rotto per la 20 e cambio guasto per la 14. Quest’ultima è stata anche rimandata in pista per partecipare alla parata finale).
Nonostante la doppietta, in Casa Audi ci sono in particolare due motivi che potrebbero rattristare i ragazzi del team: l’assenza di Duval, sostituito con Genè in seguito alla botta di venerdì, e lo sfortunato epilogo della vettura #3, al volante della quale c’era l’italiano Marco Bonanomi. Marco era partito alla grande e stava battagliando per il secondo posto, ma dopo appena poco più di un’ora i suoi sogni di gloria sono andati in fumo a causa di un incidente avvenuto in regime di safety car. Dietro di lui Nicolas Lapierre e Sam Bird non si sono accorti che Marco aveva rallentato come imposto dal regolamento ed hanno dato vita ad una carambola che non ha lasciato scampo alla sua R18, sulla quale si è danneggiato anche il motore nell’impatto.
Altro deluso di giornata è Tom Kristensen: il pilota era in testa alla competizione fino a tre ore e mezza dalla fine e stava sicuramente sperando di poter mettere il suo decimo sigillo sulla competizione.
Infine, invece di parlare dei “delusi-vincenti”, parliamo dei “delusi-perdenti”. In Casa Toyota, il terzo posto di Buemi/Davidson/Lapierre non può essere visto come una magra consolazione ma come un totale fallimento. Se stessimo parlando di altre vetture, il terzo posto sarebbe motivo di grande festa, ma per la Toyota non può esserlo, viste le eccellenti prestazioni di cui sono capaci le TS 040 Hybrid. Inoltre, se consideriamo le 14 ore di vero e proprio dominio dell’equipaggio Wurz/Nakajima/Sarrazin vanificato da un problema ai cablaggi del sistema elettrico, il rammarico aumenta. Merita comunque un elogio l’equipaggio della vettura #8 che, nonostante i giri di ritardo accumulati nelle prime fasi a causa dell’incidente di Lapierre, ha spinto sempre con grande grinta, conquistando il podio.
Passando alla classe LMP2, si potrebbe dire che anche in questo caso non sono stati i favoriti a spuntarla: per la maggior parte della corsa sono state infatti le due Ligier-Nissan della OAK Racing (Mardenborough/Brundle/Shilzhitskiy) e della Thiriet by TDS (Thiriet/Badey/Gommendy) a fare da padrone insieme alla Alpine (Panciatici/Webb/Chatin), ma nel finale hanno tutte accusato dei problemi tecnici di varia natura, finendo per spianare la strada verso la vittoria alla Zytek-Nissan della Jota Sport. Un risultato due volte inatteso se si pensa che l’equipaggio è stato cambiato giovedì visto il passaggio in Audi di Gené.
La GTE-Pro però, è stata la categoria che forse ha regalato la gara più bella e più combattuta, con tre equpaggi a contendersi la leadership per oltre 14 ore: la Ferrari 458 della AF Corse (Fisichella/Bruni/Vilander), la Aston Martin ufficiale di Turner/Mucke/Senna e la Corvette di Westbrook/Gavin/Milner. Dopo il rallentamento della Corvette, dovuto ad un problema ai freni, la corsa per la vittoria si è ristretta soltanto a due contendenti fino alla ventesima ora, quando un problema tecnico accusato dalla Aston Martin ha reso le cose facili agli uomini della Ferrari. Da segnalare l’entusiasmante duello tra Senna e Bruni, quando i due hanno davvero fatto a sportellate durante la contesa per il primato.
Le difficoltà dei loro principali avversari hanno poi dato vita ad un podio decisamente poco previsto, sul quale sono salite la Corvette di Garcia/Magnussen/Taylor e la Porsche di Holzer/Makowiecki/Lietz. Proprio quest’ultima vettura è stata la delusione di questa edizione, visto che lo scorso hanno, una 911 RSR, aveva vinto con facilità.
Nella categoria GTE-Am, la vittoria è andata alla Aston Martin dell’equipaggio composto da Poulsen/Heinemeier-Hansson/Thiim. Sul secondo gradino del podio è salito l’equipaggio composto da Ried/Bachler/Al Qubaisi. I tre piloti sono riusciti a piazzare la loro Porsche 911 in seconda posizione nonostante i problemi ai freni avuti durante la notte. Terzo posto per la Ferrari 458 Italia del team AF Corse guidata da Cioci/Venturi/Perez-Companc, che hanno tagliato il traguardo con 3 giri di ritardo sui vincitori.