Alfa Romeo: il padre del V6 che vive sotto il cofano del Biscione | Da lui prende il nome il famoso propulsore
La storia e il lavoro del progettista legati indissolubilmente alla gloria delle auto di casa Alfa Romeo, è lui il padre del mitico V6.
Il nome Giuseppe Busso, per i più appassionati echeggia davvero forte, è centrale nella storia della casa automobilistica italiana Alfa Romeo. È lui infatti il progettista che ha portato la casa del Biscione, nel secondo dopo guerra, al successo e alla gloria grazie a quei motori di cui tutti ricordano le performance indimenticabili.
Giuseppe Busso è uno di quegli uomini che non ha avuto bisogno della pergamena di laurea in ingegneria per provare al mondo dell’auto la sua prodezza e le sue capacità nel settore, perché l’esperienza è stato il suo banco di prova più utile. Torinese sin dalla nascita nel 1913.
Una Torino che è la capitale mondiale dell’auto e del motore a scoppio. Giuseppe Busso entra nel quartiere Fiat come calcolatore all’ufficio tecnico motori aviazione, quando oltre alla strada e alla pista, Agnelli ambiva al cielo. Passa poi al settore ferroviario, dove entra a far parte di una squadra di progettisti per motrici.
È 1939 quando arriva in Alfa Romeo, a Milano, nella squadra di progettazione delle vetture da corsa, al fianco di personalità importanti e ingegneri d’alto spicco come Orazio Satta Puliga. Diventa in seguito progettista qualificato. Per poi passare dopo la Seconda Guerra Mondiale anche in Ferrari.
Giuseppe Busso: il progettista padre del mitico V6
È a Maranello che lavora sulla 125 S. Torna poco dopo di nuovo al suo grande amore Alfa Romeo e menomale possiamo affermare. È colui che ha reso ineccepibile il sogno meccanico e la perfezione tecnica dei modelli Alfa Romeo, indimenticabili, prodotti dopo la Seconda guerra Mondiale.
Parliamo della 1900, della Giulietta e della Giulia, dell’Alfetta, ma anche delle uniche Montreal e Matta. Giuseppe Busso è legato senza dubbio al celebre motore sei cilindri, da cui il nome, V6 di Arese, che anche coloro che non masticano la materia riconoscono, e che molti chiamano infatti Busso.
Il suo lavoro e la sua storia in Alfa Romeo
Caratteristiche inconfondibili: rumore riconoscibile, cupo, metallico, rassomigliante al suono di una belva feroce tra le più maestose tra i predatori. Il V6 è stata l’anima di moltissimi modelli eccezionali di Alfa Romeo, fino agli anni 2000, fino a quando anche le norme anti-inquinamento lo hanno permesso.
Le ultime a montare sotto il suo cofano un V6 di Busso sono state le 166, le 156 GTA, le 147 GTA e GT. Se i più conoscono il V6 di nome Busso, il progettista è stato anche il padre di un quattro cilindri con basamento in ghisa della 1900 o del bialbero integralmente in lega leggera di molte delle vetture del Biscione. E ancora un sei cilindri in linea della 2600 e un V8 risalente agli anni Settanta.