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Brembo, il marchio che tiene a bada la potenza delle moto

Nell’ambito dell’aftermarket per i prodotti motociclistici, pochi brand hanno lo stesso appeal di Brembo, azienda che continua la sua espansione anche a livello internazionale. Le pinze e i freni prodotti dalla società sono però sempre più soggetti a falsificazioni, e perciò bisogna anche imparare a diffidare dalle imitazioni, spesso malriuscite.

Che il made in Italy sia frequentemente vittima di falsificazioni è risaputo, al punto che alcune associazioni denunciano che sugli scaffali all’estero la maggioranza dei prodotti spacciati come italiani in realtà non lo siano. Di solito, però, si pensa immediatamente ai soli prodotti dell’agroalimentare, ma c’è anche un altro ambito di eccellenza nel quale è iniziata l’imitazione: secondo recenti articoli di cronaca, infatti, anche gli impianti Brembo sono sempre più soggetti a tentativi di frode, che riprendono anche il marchio sulla scatola e l’incisione sul prodotto.

Le regole da seguire. Ovviamente, questa operazione crea soltanto accessori esteticamente simili agli originali, perché non si riesce mai a raggiungere il livello qualitativo e prestazionale della casa produttrice italiana; ma è comunque importante elevare il livello di guardia e imparare a scorgere alcuni dettagli che possono fare la differenza al momento dell’acquisto. Innanzitutto, bisogna verificare che nel pacchetto sia presente la carta anticontraffazione che contraddistingue tutte le produzioni Brembo High Performance, all’interno di un astuccio sigillato insieme alle istruzioni; accanto a questo, bisogna rivolgersi solo a rivenditori autorizzati e certificati, come il portale Omnia Racing, che propongono il catalogo di pinze Brembo per moto con tutte le garanzie necessarie.

Occhio all’internazionalizzazione. La Brembo, intanto, continua la sua espansione a livello mondiale, e dopo gli impianti avviati in Messico, a Escobedo (dove sono localizzati la fonderia e lo stabilimento per la lavorazione di pinze in alluminio), da poco sono partiti i lavori per la realizzazione di nuovi stabilimenti produttivi in Michigan, che fa il paio con l’acquisizione della società cinese Asimco, specializzata nella lavorazione di dischi freno in ghisa. Tutto questo consentirà, nei piani aziendali, di diventare entro i prossimi tre anni il secondo produttore di dischi freno sul mercato cinese, il più importante al mondo, ampliando dunque la leadership già ottenuta a livello europeo.

Numeri da capogiro. Il gruppo bergamasco ha fatto registrare uno sviluppo a dir poco impetuoso negli ultimi venti anni, grazie in particolare a innovazioni tecnologiche e di prodotto (basta citare le pinze monoblocco, quelle ad attacco radiale e gli impianti modulabili che consentono di variare il rapporto di leva) che hanno spinto il fatturato oltre i 2 miliardi di euro nello scorso anno (nel 1996 era di 182 milioni). E la spinta all’internazionalizzazione non significa certo trascurare l’Italia, anzi: i vertici aziendali hanno infatti confermato come il nostro Paese sia il nucleo principale degli investimenti per mantenere gli stabilimenti tecnologicamente all’avanguardia e per quelli necessari alla fase di ricerca e sviluppo di prodotti (volutamente ancorata in Italia), con una quota di 40 milioni di euro destinata nel solo 2015 su un totale di 154 milioni in tutto il mondo. Solo per gli stabilimenti negli Stati Uniti si è investito di più, 43,6 milioni di euro.

Cosa dice il mercato. Dal punto di vista dei ricavi, invece, le vendite in Italia segnalano una leggera inflessione rispetto al passato, e il mercato domestico è sceso al terzo posto nella speciale classifica relativa ai prodotti Brembo per area, guidata quasi “naturalmente” dal Nord America (601 milioni di euro, il 29,1% del totale), e poi dalla Germania (481 milioni, il 23,2% del totale), con il Belpaese appunto terzo con un fatturato di 247 milioni di euro e una quota del 12% sul totale aziendale.

Sguardo al futuro. Tecnologia, know-how e competenze restano le tre parole chiave di Brembo anche per l’immediato futuro, grazie anche ai corposi investimenti nel settore della ricerca e sviluppo, che ottiene il 5% del fatturato totale ogni anno. Solo così è possibile continuare a competere e a creare accessori sempre più all’avanguardia, con buona pace degli imitatori, che non riescono a raggiungere la stessa qualità e le stesse prestazioni delle pinze Brembo.