Lo spagnolo, dopo aver sfruttato al meglio le disavventure del connazionale Joan Barreda Bort, è andato a conquistare un meraviglioso trionfo, che lo porta ad eguagliare Cyril Despres e ad inseguire Peterhansel da vicino (sulle due ruote, il francese ha un successo in più dello spagnolo).
Lo spagnolo, che oggi festeggia il suo secondo successo consecutivo, è riuscito, grazie ad una guida regolare ed accurata, a risparmiare il motore, cosa che non è riuscita al suo inseguitore Paulo Gonclaves, che ha pagato 15 minuti di penalizzazione. E sono stati proprio 15 minuti a separarlo da Coma in classifica generale al termine del raid.
La gara di quest’anno però ha visto salire alla ribalta anche delle grandi rivelazioni e tra queste non si può non citare Toby Price: ieri il rookie australiano ha vinto la sua prima speciale, ma soprattutto oggi ha concluso la sua prima Dakar sul gradino più basso del podio, spuntandola in un duello durato tutta la seconda settimana di gara con Pablo Quintanilla.
Sicuramente, una delle grandi delusioni di questa Dakar è stata la Yamaha: la moto dei tre diapason ha portato solo una moto in top ten e non si è tolta nemmeno la soddisfazione di una vittoria di tappa. Una “vittima” della Yamaha è stato il nostro Alessandro Botturi, tradito dal motore della sua moto sul Salar de Uyuni. Al momento del ritiro, Botturi era in undicesima posizione nella classifica generale e stava per agganciare la top ten.
Dopo il ritiro di Botturi, il miglior italiano in gara è stato costantemente Paolo Ceci, che ha conservato sempre la quattordicesima posizione. Giunti “tranquillamente” al traguardo anche gli altri tre italiani in gara: Marco Brioschi, Diocleziano Toia e Matteo Casuccio.
Dopo aver narrato tutta la Dakar, non possiamo non ricordare Michal Henrik: il polacco è stato ritrovato al suolo esanime al termine della terza tappa, morto per la disidratazione.