Chi era Michael Schumacher prima di diventare il più grande campione di tutti i tempi nella storia della Formula 1? Per spiegarlo riprendiamo le parole di un personaggio d’eccezione, che non risponde, come si potrebbe pensare, ai nomi di Flavio Briatore, Ayrton Senna o Luca di Montezemolo, bensì di Gianluca Beggio, pietra miliare del karting internazionale capace di vincere ben 5 titoli mondiali nella Formula ICC (l’attuale KZ2) proprio negli anni in cui il talento di Schumacher esploderà in Formula 1. L’italiano, infatti, è diventato Campione del mondo tra il 1995 e il 2000 aggiudicandosi 5 edizioni su 6 della serie iridata e, prima ancora, ha incrociato le lame proprio con il fuoriclasse tedesco, battendolo in diverse occasioni in cui si sono combattuti in pista. “Michael correva per la Eurokart – ricorda Beggio – una scuderia tedesca, ma la macchina era italiana, della Calikart di Brescia. Si vedeva che era uno che studiava da campione. Molti di noi viaggiavano con i genitori. Lui no: sempre solo. Era un ragazzo molto chiuso, mi stupisco quando lo vedo sorridere: in cinque anni gomito a gomito non lo aveva mai fatto”
Un perfezionista, quindi, uno che con il suo stile, atipico per i kartisti, stava preparando già le basi per un futuro di successo. Ma quando si trovava sulla strada Beggio, per Schumacher erano dolori. Beggio era diventato per Schumacher un po’ quello che Terry Fullerton era per Ayrton Senna, e cioè una specie di incubo, il grande rivale capace di batterlo. Per esempio, nel 1986 (ultima stagione di Schumacher nei kart) il tedesco venne battuto da Beggio in entrambe le occasioni in cui si confrontarono: nella Coppa del mondo junior e nel Gran Premio internazionale di Hong Kong, gara che il tedesco condurrà fino all’ultimo giro ma nella quale per un problema sarà costretto a cedere proprio al pilota italiano.
Ecco il racconto di Beggio: “Era il trofeo juniores a Hong Kong, nessuno di noi ragazzi era mai andato cosi’ lontano. Michael e’ in testa per tutte e due la manches, nell’ultimo giro rallenta per un guasto, vinco io e lui arriva quarto: giuro che l’ho visto tirare anche un calcio alla macchina”
Schumacher, il perfezionista, colui al quale non piaceva mai arrivare secondo (figuriamoci quarto, allora…) finiva per bacchettare i suoi avversari prima della gara per evitare che combinassero qualche scorrettezza. Una cosa strana per un pilota di kart, visto che solitamente tutti si trovano in un clima “cameratesco”, così come lo definisce lo stesso Beggio. Gianluca ha vinto tanto, 5 mondiali, 4 europei, 6 italiani, ma ha corso solo alcune gare in Formula 3 per mancanza di soldi. Schumacher invece ha spiccato il volo, e Beggio la vede così: “Il mio problema? Non sono ricco. Da noi non esiste chi investe sui piloti giovani. Lui aveva dietro la Mercedes. C’e’ differenza”. Un pizzico di rammarico per quello che poteva essere e che invece, per le poche risorse incapaci di soddisfare la grande passione di Beggio, non è stato.
Dal 2003 ha appeso il casco al chiodo, nonostante molti fossero convinti che avesse ancora molto da dimostrare in pista, e ora fa il manager, da poco tornato a BirelART (dove ha vinto come pilota) dopo un breve parentesi con il team Praga, dove tra i suoi piloti ha avuto colui che potrebbe eguagliare il record di Beggio nella classe KZ, ossia Jonathan Thonon. Ma per lui, forse, il destino era quello di arrivare a competere con il Kaiser in pista. E chissà che in Formula 1 non fosse lui il primo italiano iridato dopo Ascari? Di certo, Schumacher e Beggio, prima dell’incidente del tedesco a Meribel, si sono trovati in pista in kartodromo, il primo ancora con tuta e casco, come tester ufficiale Tony Kart, il secondo come manager della squadra che gli ha dato tanto, la Birel, prima di una parentesi in Praga e il ritorno nella nuova realtà BirelART. Entrambi con un obiettivo comune: trasmettere alle giovani generazioni le loro preziose conoscenze che li hanno portati ai più importanti successi a livello internazionale.