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Kart story: Terry Fullerton, il miglior avversario di Senna

Ayrton Senna, nel corso di una conferenza stampa al termine del Gran Premio d’Australia del 1993, la sua ultima vittoria in Formula 1, rispondendo alla domanda su chi fosse il suo più grande avversario, dà una risposta che nessuno si sarebbe mai aspettato: molti avrebbero detto Alain Prost o Nigel Mansell, oppure ancora Nelson Piquet. No, nessuno di tutti questi è il più grande avversario di Senna. Per scoprirlo bisogna andare indietro, di almeno 10 anni rispetto a quando quelle parole furono pronunciate. Si tratta di Terry Fullerton, un nome che gli appassionati di Formula 1 non sanno nemmeno chi sia, mentre gli appassionati di karting lo conoscono benissimo, visto che attualmente continua ad allevare giovani talenti nella sua scuderia in Inghilterra.

Ayrton in quella circostanza disse:

“Quando arrivai in Europa mi ritrovai un compagno di squadra che si chiamava Fullerton. Aveva una grande esperienza, ed è stato grande guidare con lui, perché era veloce, e tosto. Ecco per me era un pilota davvero completo. E un puro guidatore. Era pura competizione. Non c’era politica, non c’erano sponsor o denaro. Soltanto competizione”

Ayrton e Terry erano compagni di squadra alla DAP, sotto la direzione di Angelo Parilla, ed entrambi erano accomunati da una cosa: la velocità e la voglia di vincere. Ma i due vivevano la velocità a modo loro, con Ayrton che corre in modo passionale mentre Terry in modo più razionale; sembra quasi un’anteprima dello storico dualismo con Prost. E Parilla sembra quasi precedere Ron Dennis nel cercare di gestire i due fuoriclasse. Ma con una differenza quasi fondamentale: Ayrton e Terry sono stati grandi rivali, ma si aiutavano tra di loro. Un esempio è stato quando, durante una gara in cui i due furono a ridosso l’uno dell’altro, Senna provocò un incidente e causò il ritiro di Fullerton. Il quale, però, vedendo il compagno fuori pista e con il kart in condizioni di ripartire, lo aiutò e lo portò verso la vittoria. O come quando fu il primo a prestare soccorso ad Ayrton nel 1979, durante una sessione di test nella quale Senna ebbe sbattuto violentemente contro le barriere a 130 km/h dopo che il brasiliano non aveva eseguito alcun intervento sul proprio kart anche se la pista si stava gommando.

Ayrton inizia a correre in kart nel 1973, l’anno in cui Terry vincerà il titolo mondiale, e il suo stile di guida è aggressivo, sempre al limite, all’inizio senza curarsi troppo della messa a punto del mezzo. Ma sarà proprio con l’approdo alla DAP, dal 1979, che Senna imparerà moltissimo dal suo compagno più esperto e, infatti, diventerà più maturo e razionale e le sfide con Fullerton si riveleranno sempre avvincenti. Nel ricordo di Fullerton, la più entusiasmante è stata la Coppa dei campioni del 1980, una gara che si corse a Jesolo, in cui i due si affrontarono senza esclusione di colpi. La manovra di sorpasso che il britannico compie nei confronti del brasiliano, rude ma non sleale, verrà ritenuta non regolare da Ayrton, il quale il giorno dopo prometterà vendetta. Fullerton vincerà la gara, e con essa la coppa, ma la sera dopo Senna lo aspetterà al varco. E farà uno scherzo al Fullerton, gettandolo nella piscina dell’albergo dove stavano alloggiando, ridendo ironicamente dopo aver compiuto quel gesto.

Senna, come si sa, ha proseguito la sua carriera verso la Formula 1, che gli avrebbe portato 3 titoli mondiali. La stessa strada che avrebbe voluto percorrere anche Fullerton, ma che il destino gli ha impedito. Infatti, il fratello di Terry morirà in un incidente in moto e i suoi familiari non avrebbero visto di buon occhio il suo passaggio in automobile. Così ha deciso di fondare la propria scuderia in cui fa crescere giovani talenti nel mondo del karting. Fullerton ha dichiarato:

“Dopo la morte di Alec l’avevo giurato a mia madre: non correrò mai con le moto e le auto da corsa. Discorso chiuso. Anche se tentazioni ne ho avute: provai un’auto da competizione, una di quelle buone. E feci un tempone. Si potevano aprire anche per me quelle porte. Chissà, forse avrei potuto incontrare di nuovo Ayrton. Ma di parola ce n’è una sola. E i miei genitori avevano già sofferto.”

Ecco perchè Fullerton non ha alcun  rimpianto per aver scelto di diventare istruttore di karting invece di seguire la propria carriera di pilota. Nella sua scuderia (tuttora in attività) ha cresciuto molti piloti inglesi che adesso militano con successo nelle maggiori competizioni mondiali, come Allan McNish, lo sfortunato Dan Wheldon, Anthony Davidson e Paul Di Resta. Ed ecco quella che è stata la reazione di Fullerton alla notizia, terribile, della morte di Senna:

Rimpianti? No, ve l’ho detto. Però ci penso ad Ayrton, come quel giorno che stavo tornando in Inghilterra con il traghetto e mi telefonarono: “Senna è morto”. Sì, forse allora ho capito che eravamo amici. Mi capita a volte di immaginare di incontrarlo. Di bere qualcosa con lui, invecchiato. Forse anche lui, comeme, avrebbe una visione diversa della vita: gli anni ti fanno vedere tante altre cose. Chissà di che cosa parleremmo… dei vecchi tempi, certo, delle gare che abbiamo fatto insieme. Ma anche degli errori, dei fraintendimenti. Delle cose non dette. Non più rivali, ma liberi di essere amici. Ma comunque piloti: con quella voglia di vincere sempre. Come se non sapessi che alla fine della vita si perde.

La loro era una rivalità vera e sana, nata e cresciuta all’interno della stessa squadra saggiamente gestita da Angelo Parilla. Fullerton ha corso anche con altri piloti nel ciorso della sua carriera, tra cui Nigel Mansell e Riccardo Patrese, che vinse il titolo nel 1974, ma nessuno era come Senna, nemmeno in Formula 1. Fullerton ha molti ricordi capaci di suffragare questa tesi, come quello di una gara in Svizzera nella quale Ayrton corse una batteria di qualifica sul bagnato con le gomme slick ttrovando subito il grip e sfruttando il mezzo al 100%, cosa che poi lo ha portato alla ribalta anche in Formula 1.

Ma Ayrton stesso ha riconosciuto che molte di queste cose gli sono state insegnate proprio gareggiando con Terry Fullerton, che in quell’intervista del 1993 definì il miglior compagno di squadra che abbia mai avuto. Fullerton fu sorpreso da quella dichiarazione perchè non fu istintiva, ma fu ponderata e venne detta con calma.

Che cosa volete che vi dica, che non mi fece piacere? Certo che fui felice, orgoglioso. Era un riconoscimento che arrivava dal campione del mondo. Ma nel profondo me lo aspettavo. Ce la giocavamo davvero. Perché quelle gare, mio dio, furono stupende. Davvero competizione allo stato puro. Quello che io ho sempre sognato. E anche Ayrton. In questo sì eravamo uguali: quando indossavamo il casco volevamo soltanto una cosa: vincere. Questo vogliono i piloti, quelli veri. Certo, la velocità, ma sopra ogni cosa vincere.