Fermare un’auto in arrivo sollevando la mano, mandarla a cercare parcheggio puntando il dito verso la strada, accenderla alzando un braccio mentre ci si avvicina alla portiera. Insomma, “comunicare” con l’intelligenza artificiale di un veicolo autonomo. E questo ipotetico linguaggio dovrà essere intuitivo o artificiale? L’obiettivo, spiega Alexander Mankowsky, futurologo di Daimler, è lo sviluppo di un sistema “cooperativo” che consenta l’interazione tra uomo e macchina in ambienti urbani desamente popolati. Manskowsky ipotizza che potranno esserci persino dei “dizionari robotici”, ma una delle strade più facilmente percorribili sembra quella dei gesti: non a caso, la professoressa Ellen Fricke, ricercatrice della Chemnitz Technical University, sta già pensando a quali potrebbero essere i movimenti quotidiani più adatti per comunicare con le IA, da raccogliere in “un database digitale” da usare come punto di partenza. Proprio su questo fronte, qualche primo tentativo c’è già stato: attraverso una partnership con Ars Electronica Futurelab, Mercedes-Benz ha infatti sperimentato l’efficacia dei gesti su tre prototipi di quadricottero, in grado di essere fermati, chiamati (come i taxi) e di cambiare direzione con i movimenti della mano. A questo punto, la fantascienza non sembra così lontana.