Mini De Tomaso Turbo: quando l’abito non fa il monaco | La piccola furia rossa
Tra i modelli iconici e irripetibili, una piccola furia di colore rosso che ha dimostrato un carattere fuori dal comune e un primato tra le italiane.
Se anche per le auto vale il detto secondo cui non sempre l’abito fa il monaco, questo calzerebbe a pennello su di un modello iconico della storia dell’automobilismo nostrano, di anni ormai passati e andati, nelle sue piccole misure da utilitaria sembra nascondere la furia di un auto, pronta a dimostrare grinta e prestazioni.
C’è chi se la ricorda perché l’aveva in garage o la vedeva sfrecciare o perché protagonista di molte pellicole cinematografiche e televisive degli Anni 80, dove il suo stile era in linea con i dettami del tempo, tra questi un cult ancora oggi, Vacanze di Natale del 1983, con un Jerry Calà detto Billo che conduceva una sfiziosa e aggressiva Innocenti Mini De Tomaso Turbo.
Partiamo subito con il dire che si tratta di un piccolo gioiello di cui vennero prodotti non tantissimi esemplari, circa 6.000, il che la rende oggi anche un ottimo investimento, visto che il suo valore sul mercato è arrivato a sfiorare cifre intorno ai 12.000 euro, per chi volesse mettere le mani su questa piccola furia.
All’epoca, parliamo precisamente del 1983, alla Innocenti Mini De Tomaso Turbo non mancava proprio nulla affinché venisse catalogata come una sportiva unica nel suo segmento: fu infatti la prima auto italiana a montare un turbo di serie, il che le rende il primato.
Una piccola ma grintosa furia rossa: Innocenti Mini De Tomaso Turbo
Proprio in quell’anno venne dotata di un turbo Daihatsu, monoalbero a camme in testa, tre cilindri, turbocompressore IHI, erogante 72 cv, con la fortuna di essere abbinati ad un peso leggerissimo di soli 670 kg, caratteristiche che fanno volare letteralmente. Velocità massima 165 km/h assolutamente eccezionali per il segmento.
Forse avrebbe dovuto riportare anche la scritta “maneggiare con cura” perché effettivamente la Innocenti Mini De Tomaso Turbo dimostrava di possedere un carattere sopra le righe, una capacità assoluta di arrivare da 0-100 km/h in soli 10 secondi. Una scritta gigantesca c’era.
Piccole dimensioni ma prestazioni da vera sportiva
Era quella che serviva ad impressionare chi vi si avvicinava: riportava “Turbo” ed era posizionata nel fascione di plastica tra i fari posteriori. Altri elementi caratterizzanti erano le prese d’aria, paraurti in evidenza con fendinebbia gialli e cerchi in lega R315 160/65.
Dimostrava anche di possedere componentistica all’altezza, dall’impianto frenante al rumore veramente distinguibile. E lo stile da sportiva si rivelava anche negli interni che non lasciavano nulla al caso, dal quadro strumenti quasi come quello di un’auto da corsa, strumentazione a forma circolare e volante a tre razze.