Spiegateci. Riceviamo e pubblichiamo

No, mi dispiace, ma questo non possiamo accettarlo.
Alla fine, come previsto, si è scomodata la solita parolina magica: “fatalità”.
L’incidente di Jules Bianchi a Suzuka, è stata solo una questione di sfortuna. Una fatalità. Se avessi saputo con precisione quando sarebbe arrivata la tempesta su Suzuka, tutto sarebbe stato molto più facile. Invece non lo poteva sapere nessuno e ciò ha giocato a nostro sfavore. Stando alle previsioni meteo, la situazione sarebbe dovuta essere molto più peggiore di quello che poi, di fatto, abbiamo visto“.
Con questa dichiarazione Bernie Ecclestone, dopo aver aperto un’inchiesta, liquida il caso Bianchi.
Bene, fatecelo vedere che è una fatalità, fateci vedere tutti i video del terribile crash, non teneteli nascosti.
Dateci delle spiegazioni chiare, rispondete a tutte le domande che appassionati e media stanno facendo in questi giorni, spiegate i tanti “perchè” che si sono sollevati e che continuano a sollevarsi da ormai tre giorni. E non diteci che non sapevate quando sarebbe arrivato l’acquazzone.
Ora, mentre una punta di nervosismo sale, perchè sappiamo che il forte Jules non sarà più lo stesso di prima, ci si rende conto che, a questi ragazzi che sfrecciano a 300 chilometri l’ora, dobbiamo qualcosa. Ci si rende conto che, dopotutto, nonostante simpatie e antipatie, li senti amici, come se li conoscessi da sempre.
Domenica tutti i veri appassionati di questo sport erano tristi, incazzati, sconcertati. Avrebbero fatto di tutto per avere notizie su Jules e avrebbero iniziato a saltellare felicemente se il primo comunicato stampa avesse detto: “E’ stata solo una brutta botta; domenica Jules sarà regolarmente in pista”. E invece non è andata così. Oggi una delle ricerce più cliccate su Google è “danno assonale diffuso”, perchè tutti vogliono realmente capire cosa è successo a quel giovane pilota di appena 25. E si rincorrono notizie, indiscrezioni e anche qualche cazzata.

Non ha senso avere ostacoli in pista. Siano esse gru, commissari, altre vetture o detriti. E’ il peggiore evento possibile, non contemplabile da crash test o studi a tavolino.
Bisogna fare qualcosa alla svelta. Lo dobbiamo a quei ragazzi. Quei ragazzi che tra pochi giorni saranno ancora in pista e che, contro natura, dovranno fare di tutto per non avere paura, per non pensare a quello che è successo al loro amico, per sperare che se una cosa del genere accadesse a loro, la loro monoposto sia più dura della MR03 di Bianchi.

Non è possibile, ogni volta, chiudere il discorso di ogni incidente o di ogni imprevisto (come la jeep davanti a Vettel nel 2013) sorridendo e dicendo che è andata bene. Non va sempre bene e quando accade qualcosa arriva lo schiaffone, come domenica mattina.

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