Talbot Sunbeam Lotus: perché Jean Todt deve la sua carriera a questo veicolo impressionante a trazione posteriore
Un veicolo impensabile che ha conquistato inaspettatamente il podio del Mondiale Rally del 1981, su cui nessuno avrebbe mai scommesso o quasi.
Il mondo delle corse e dei rally corre di pari passo al lavoro frenetico delle case costruttrici di automobili di tutto il mondo, il cui intento non è stato solo quello di mettere al mondo modelli per la quotidianità ma anche e soprattutto veicoli in grado di vincere, nelle mani di sapienti piloti.
A uno di questi veicoli che il pilota Jean Todt deve in parte la sua carriera: una impressionante Talbot Sunbeam Lotus che nel Mondiale Rally di Argentina o Rally Codasur, nel luglio del lontano 1981, condusse alla vittoria il pilota, che si guadagno un secondo posto sul podio.
Insieme alla presenza di un altro pilota eccezionale, Guy Fréquelin, i due compagni di squadra, anzi a questo punto potremmo dire tre, se consideriamo l’imponente e fondamentale presenza dell’auto che li portò alla vittoria, la Chrysler Sunbeam detta poi Talbot Sunbeam Lotus dopo l’acquisizione PSA.
E parliamo proprio di questo gioiello che per la preparazione che la interessava si guadagnò anche il titolo costruttori nel 1981. Il merito fu in parte anche del direttore sportivo di Chrysler Motorsport del tempo, Des O’Dell, le cui intenzioni erano proprio quelle di dare una possibilità al marchio nel mondo difficile dei rally.
Talbot Sunbeam Lotus, un’auto vincente da non crederci
Nonostante i venti contrari, riuscì nel suo intento, comprando egli per primo un motore 907 della Lotus, 16 valvole e 250 cavalli. Quando il veicolo venne testato le prime volte, chi aveva avuto da ridire, si zittì immediatamente, tanto da offrire appoggi e anche fondi per farlo subito correre.
Dopo l’omologazione, che avvenne solo dopo che Chrysler vendette a PSA e dopo che questa produsse almeno 400 esemplari dell’auto, il motore venne finalmente aggiornato. La Talbot Sunbeam Lotus era dotata di motore Lotus (911) 2.2 150 cv di potenza, trazione posteriore, a differenza delle anteriori che continuavano a dominare nelle corse, accompagnata da un kit sportivo che offriva una vernice per carrozzeria bicolore.
Un veicolo impressionante nelle mani del pilota di rally Jean Todt
Una vera e propria auto da competizione, visto che gli interni erano quanto di più spartano si potesse immaginare, per guadagnare in leggerezza. Una struttura ottimale disposta da un sistema di sospensioni più rigido e un largo tunnel per la trasmissione, che serviva nel rally e per la versione che nella competizione sfiorava i 250 cavalli. Un veicolo assurdo perché finì per stupire anche gli addetti ai lavori del rally durante le iscrizioni.
Quando nel 1981 vinse il titolo dei costruttori lo fece a discapito di nomi come Audi Quattro, Ford Escort RS1800 e Renault 5 Turbo. Fu la prova che l’impegno, la preparazione e gli investimenti, oltre che un duo di piloti eccellenti, ha potuto portare alle stelle un’auto nata con un altro destino.