Ormai è ampiamente risaputo come alcol e guida siano un cocktail che può risultare molto pericoloso se non addirittura fatale. Risulta dunque giusto punire severamente chi si mette al volante in stato di ebbrezza, tuttavia non molti conoscono il fenomeno del cosiddetto alcol passivo. A chiarire meglio le idee sul tema in questione è il professor Aldo Ferrara, docente specialista in malattie respiratorie all’Università di Siena nonchè presidente del centro studi ambiente economia ricerca. La spiegazione fornita dal prof si concentra in 3 principali aspetti, che andremo a toccare citando le sue stesse parole:
1) “La gran parte dell’alcol viene riassorbito tra lo stomaco e il duodeno. La ripartizione dell’assorbimento avviene in funzione dello stesso tipo di alcolico ingerito. Ne deriva che la sensazione di ebbrezza e la rapidità con cui essa compare dipende anche dal tipo di alcol. Infatti se si ingerisce whisky, l’ebbrezza compare ben dopo rispetto a quanto non avviene con il vino”.
2) “Tuttavia c’è una quota di alcol che perviene ad altri organi, come il polmone, sotto forma di etere. E dal polmone ventilato. Si manifesta come il classico odore di alcol”.
3) “Se nell’abitacolo ermeticamente chiuso della vettura, un solo passeggero ha superato la soglia alcolica dei 2 grammi di alcol per litro di sangue, un altro passeggero, pur non avendo assunto alcol, ri-respira (fenomeno del re-breathing) l’alcol ventilato dal bevitore e finisce per assumerlo”.
Queste tre frasi ci suggeriscono dunque una verità da non sottovalutare, e cioè che seppur il guidatore non abbia assunto bevande alcoliche ma i passeggeri che trasporta ne hanno appena bevuto o addirittura ne hanno abusato, può essere “ubriacato” dall’esposizione al loro respiro in maniera continuativa.
Chiudiamo l’articolo ricordando però che sta sempre al conducente prima di tutti non mettersi al volante in stato di ebbrezza non bevendo alcolici o comunque rispettando le normative vigenti del codice della strada sulla quantità massima di alcol che si può assumere, e le varie soglie sempre utili da tenere a mente:
1)Il limite di legge è di mezzo grammo di alcol per quasi tutti i guidatori. C’è la tolleranza zero per neopatentati e conducenti professionali, che non possono bere neppure un goccetto prima di porsi al volante. Occhio, già con valori di 0,2 g/litro il nostro organismo può perdere colpi: si deteriora la capacità di suddividere l’attenzione tra due o più fonti di informazioni.
2)Con un tasso di 0,5 g/litro cominciano a essere compromessi il campo visivo laterale e i tempi di reazione. Magari il guidatore non se ne accorge (questo è quanto raccontano i superstiti dopo sinistri gravissimi), ma la resistenza all’abbagliamento cala. Così come il coordinamento psicomotorio.
3)Entriamo in una fascia ancora più pericolosa. Con un tasso di 0,8 g/litro, addio pure alla capacità di valutazione delle distanze. E il semaforo rosso non ci allerta a sufficienza, giacché la sensibilità alla luce rossa diminuisce.
4)Euforia immotivata, sguardo inebetito, capacità di discernimento gravemente compromessa: fra 1 e 1,2 grammi di alcol per litro di sangue, si è ancora di più una “mina vagante” nel traffico.
5)Con la terza fascia del Codice della strada, oltre 1,5 grammi, tutti i sintomi delle soglie precedenti si aggravano in modo pauroso, e si è pure scoordinati. Si è pronti a commettere una strage in auto.