La parte più facile della carriera nel motorsport di tanti ragazzi riguarda l’approdo nel mondo delle corse in kart, prevalentemente in competizioni locali.
Per i giovani ragazzi però, una volta trascorso qualche anno in competizioni minori, arriva il momento di fare le scelte che avranno come conseguenza il loro arrivo (o il loro mancato arrivo) in Formula 1. Basti pensare infatti, che per ogni sedile disponibile in Formula 1 il numero di potenziali piloti che possono competere per quel sedile è talmente alto che ogni singola parte di background acquisito nel tempo, ed ogni esperienza fatta nell’ambito del motorsport, o più in generale della guida, può essere molto importante per effettuare il grande salto in Formula 1. Dando uno sguardo ai numeri, il 79,2% di piloti che hanno partecipato al campionato di Formula 3 sono approdati in Formula 1, il 58,3% dei piloti che hanno partecipato al campionato Formula Renault hanno raggiunto la Formula 1 e solo il 48,5% dei piloti che ha partecipato al campionato GP2 ha raggiunto la Formula 1. Ovviamente, non dobbiamo dimenticare i vari campionati nazionali o i campionati monomarca, che ogni anno portano ad orbitare attorno alla Formula 1 decine di piloti. I maggiori campionati, da questo punto di vista, sono il DTM ed il campionato Formula BMW.
Toto Wolff, team principal Mercedes e procuratore di diversi piloti, spiega: “Se un giovane è talentuoso, davvero talentuoso, probabilmente dovrà spendere almeno un milione di euro per affrontare i vari campionati di kart per poi passare in altre categorie. I ragazzi hanno bisogno di almeno un anno in F4 o Formula Renault, e questi campionati hanno un costo di almeno 350’000 euro a stagione. Dopo sarà necessario il salto di categoria, e il costo per una stagione in F3 è di circa 650’000 euro. A volte, può succedere che un giovane debba affrontare anche due stagioni in F3, ed il costo è sempre di 650’000 euro circa. Una volta riusciti ad effettuare il salto in GP2, il costo di una singola stagione è di circa 1,5 milioni di euro. La GP2 è la porta di ingresso principale alla Formula 1, ma se sei in GP2 ancora non sei arrivato in F1. Per entrare nel circus servono ancora due o tre milioni di euro. Facendo due calcoli rapidi, per arrivare in Formula 1 un ragazzo necessita di circa 8 milioni di euro”. Inoltre, secondo il manager tedesco: “Non è possibile abbassare questi costi perchè ormai questo è un business troppo grande che permette ai vari campionati minori di esistere, altrimenti dovrebbero chiudere battenti. L’unico modo per rendere questi costi meno esosi per le famiglie di questi giovani ragazzi è tentare di far entrare i giovani nei programmi di training o academy dei costruttori”.
Questi programmi offrono ai giovani piloti l’opportunità di imparare a guidare sotto la guida di piloti molto esperti e di partecipare a campionati minori a spese dei costruttori.
Questa strada ha portato in Formula 1 alcuni giovani talenti come Sabestian Vettel, Daniel Ricciardo, Lewis Hamilton, Daniil Kvyat, Carlos Sainz e Max Verstappen, entrambi piloti della Toro Roro con quest’ultimo che è il più giovane pilota di sempre ad aver preso parte ad un intero campionato di Formula 1. Inoltre, proprio quest’ultimo ha preso parte al piano di sviluppo di giovani piloti di Red Bull, con i manager del team anglo-austriaco che hanno deciso di far approdare il giovane olandese in Formula 1 dopo soltanto un anno di competizioni in categorie minori.
Ma quello che è un “cammino” più normale lo vediamo proprio nel compagno di squadra di Verstappen, lo spagnolo Carlos Sainz. Proprio il pilota numero 55, anche lui figlio d’arte, è stato campione in Formula Renault 3.5 ad è stato per ben 5 anni nel programma di Red Bull, anni in cui ha partecipato a diverse competizioni sotto la supervisione del management del motorsport del team di Milton Keynes.
C’è da ricordare, inoltre, che dai programmi di formazione di giovane piloti sono usciti piloti del calibro di Machael Schumacher e Frentzen, entrambi nel programma piloti di Mercedes.
Sempre secondo Toto Wolff: “Non si può capire subito chi è un pilota in grado di fare bella figura in Formula 1, ma tutti i giovani vanno seguiti e va sempre data la possibilità ai migliori di scendere in pista e di mettersi in mostra. Ovviamente, però, tutti devono fare esperienza, perchè nessuno si prenderebbe il rischio di ingaggiare un pilota senza esperienza.” Il team prinicpal Mercedes, inoltre, ha aggiunto: “Il momento più delicato della strada di questi giovani è la Formula 3, dove almeno 35 vetture si danno battaglia dal primo all’ultimo istante. Ma anche diversi campionati minori come il DTM hanno un livello di guida elevatissimo, visto che proprio in DTM troviamo diversi ex piloti di Formula 1 o piloti di riserva di diverse scuderie. I piloti di cui seguo il programma di formazione sono piazzati in diversi campionati importanti ed ai migliori, come Pascal Wehrlein, do la possibilità di fare alcuni giorni di test in Formula 1. Adesso Pascal è pilota titolare del team Manor!”
Lo svantaggio dei programmi di formazione e dei costi elevati di partecipazione ai vari campionati, però, è quello di tenere fuori dalle competizioni “che contano” piloti molto talentuosi come, ad esempio, il neozelandese Mitch Evans, che a soli 21 anni ha conquistato già una marea di trofei in varie competizioni ma, a causa del sistema a punti introdotto dalla FIA per avere la superlicenza per la Formula 1 e a causa del suo mancato ingresso nei programmi di formazione per giovani piloti, rischia di non arrivare mai al massimo campionato di monoposto a ruote scoperte.
Evans ha intrapreso la via “tradizionale” per arrivare ad essere un pilota completo e competitivo, iniziando a sei anni a correre nei kart. Dal 2001 al 2007 ha collezionato ben 13 titoli e, sempre nel 2007, è stato il più giovane pilota a qualificarsi per la Finale Mondiale Rotax a Dubai. Dopo aver partecipato al campionato Formula Ford, nel 2011 il giovane neozelandese ha preso parte al campionato GP3, diventando campione l’anno successivo. Nel 2013 ha preso parte al campionato GP2 e, da due anni partecipa al WEC come pilota titolare in categoria LMP2. Lo scorso anno è giunto secondo alla 24 Ore di Le Mans e quest’anno nessun team di Formula 1 ha offerto ad Evans la possibilità diventare un pilota titolare o un pilota di riserva.
“Mi sono proposto a tutti i team, compresi Mercedes e Ferrari, per entrare nei loro programmi giovani, ma dovrei provvedere al pagamento di molti soldi” ha detto rattristato il pilota in un’intervista rilasciata ad un noto giornale sportivo neozelandese. Eppure, al pilota gli sponsor non mancano: basti pensare che il main sponsor di Evans è Colin Giltrap, uno dei più famosi brand legati all’automotive presenti in Nuova Zelanda. Proprio secondo i vertici di Colin Giltrap, il futuro di Evans in Formula 1 è quasi sicuro, visto il talento del giovane: “Verremo ripagati di tutti i nostri investimenti quando Mitch arriverà in Formula 1 ed il nostro brand sarà visibile a milioni di persone. E’ quasi impossibile che un pilota con il suo talento non arrivi in Formula 1”.
Tuttavia, nel mondo della Formula 1, dove tutto è un business, avere un pilota neozelandese sarebbe meno redditizio che avere un pilota, per esempio, giapponese o tedesco. “In Nuova Zelanda siamo solo 4 milioni di persone, quindi è ovvio che gli sponsor sono disposti a pagare di meno perchè il ritorno è minore rispetto a quello che possono avere investendo su un pilota australiano” dice Evans conscio del fatto che per lui arrivare in Formula 1 è quasi impossibile.
Un altro talentuoso pilota che probabilmente non gareggerà mai in Formula 1 è Sam Bird, anche lui talentuoso ed anche lui conquistatore di una marea di trofei nei vari campionati di kart. Dopo aver vinto in campionato Formula BMW UK, ha gareggiato in GP2, in World Series by Renault e nel 2014 è passato in AF Corse per affrontare il WEC. Contemporaneamente ha affrontato il campionato di Formula E al volante di una Virgin Racing. Nel 2011 aveva effettuato alcuni test drive al volante di una Mercedes da Formula 1 ma alcuni “ostacoli” economici non gli hanno permesso di diventare un pilota titolare. “Non mi interessava fare il pilota di riserva vista la mia esperienza nei campionati minori, anche perchè sapevo di non avere uno sponsor che potesse permettermi di arrivare ad essere un pilota titolare. Corro in LMP1, dove le vetture sono più veloci delle Formula 1 ed pubblico è molto più contento!” ha detto Sam dopo aver rinnovato il suo contratto per correre nel WEC.
Ma la storia dei piloti paganti non è nuova: anche gente come Fangio e Lauda furono costretti a pagare per gareggiare in Formula 1 ed i loro successi hanno fatto storia.
Recentemente abbiamo visto uscire di scena Pastor Maldonado proprio per la mancanza di uno sponsor che portasse soldi freschi nelle casse dei team, ma abbiamo visto debuttare tanti piloti paganti proprio perchè i team avevano bisogno di quei soldi.
Basti pensare a piloti come Giedo Van Der Garde, Ryo Haryanto, Joylon Palmer e Felipe Nasr che, con la sponsorizzazione di “Banco do Brazil” portò 20 milioni di dollari nelle casse della Sauber e quella sponsorizzazione fu talmente tanto importante da costringere i vertici della squadra a cambiare la livrea della monoposto.
Se non dovesse arrivare un cambio radicale nel modo di scegliere i piloti e farli gareggiare, vederemo sempre piloti che hanno la possibilità di pagare più di altri ma, probabilmente, non i più talentuosi.