La Guardia di Finanza ha scoperto migliaia di distributori in tutta Italia, e li ha accusati di pubblicità ingannevole sui prezzi del carburante esposto.
I continui aumenti sul costo del carburante a cui stiamo assistendo negli ultimi due anni e mezzo, hanno creato una situazione di profondo nervosismo nel paese.
Tante persone, che per motivi lavorativi o familiari, sono costrette ogni giorno a spostarsi in macchina, hanno visto le loro spese mensili in alcuni casi raddoppiare, soprattutto sei mesi fa, quando gli aumenti stavano diventando incontrollabili. Risparmiare è diventato un imperativo per i cittadini.
E servizi come quelli offerti dalle pompe bianche, che, non essendo di proprietà dei grandi distributori e possono offrire prezzi più competitivi sul gas e benzina, sono diventati conosciuti molto in fretta. E anche sulle truffe ai distributori, un fenomeno che esiste nel nostro paese da anni, c’è adesso molta meno tolleranza.
Di recente, la Guardia di Finanza ha scoperta una truffa che coinvolgeva oltre mille stazioni di servizio. Ma cosa facevano esattamente di sbagliato questi distributori, al punto da convincere il governo a fare un decreto ad hoc?
È accaduto che tanti cittadini italiani, mentre si trovavano in viaggio con la loro macchina, si fermavano in un distributore, magari leggendo sul tabellone dei prezzi più convenienti sul carburante rispetto ad altre stazioni, e dunque si fiondano a fare il pieno.
Al momento di pagare però, scoprivano di dover sborsare al distributore molto più della cifra che veniva indicata nel tabellone. Una situazione che per la Guardia di Finanza rappresenta a tutti gli effetti una pubblicità ingannevole, e che ha portato alla conseguente denuncia all’antitrust.
Una denuncia resa possibile dal fatto che la Finanza ha documentato tutto, andando in borghese in queste stazioni di servizio e fotografando il prezzo finale che gli veniva fatto da pagare.
Una situazione, che in un momento di tensione così forte sul carburante, ha portato il governo a obbligare tutti i distributori a esporre in modo chiaro i prezzi medi della benzina e diesel in modo da evitare che questa spiacevole pratica possa reiterarsi. I grandi marchi segnalati e accusati di non aver fatto adeguata vigilanza sui loro distributori, sono i seguenti: Eni, Esso, Italiana Petroli, Kuwait e Tamoil.