Con questo trucco dei furbetti puoi fare benzina gratis senza rischiare un giorno di galera | Possono farlo tutti
Vi ricordate tempo fa che vi avevamo parlato di chi rubava la benzina dalla pompa e lo faceva illecitamente attraverso la carta?
Bene sappiate che anche in Italia ci sono furbetti così e che sono stati arrestati in flagranza dai carabinieri, mentre facevano rifornimento di benzina con una carta clonata; ma non meritano le manette.
Questa sentenza bizzarra l’ha decisa la Cassazione, che ha respinto il ricorso della procura generale di Vicenza. Pertanto, l’indagine a carico di due cittadini di nazionalità serba di 21 anni, proseguirà con i due giovani in libertà.
I fatti risalgono all’autunno del 2023, e sono avvenuti a Breganze. In quel periodo freddo di novembre ai carabinieri era giunta la segnalazione che alcune persone effettuavano ingenti rifornimenti di benzina e gasolio, mentre il distributore era in self service, di modo da sfuggire ai controlli del personale; i prelievi venivano pagati con carte di credito intestate a diverse società, che non avrebbero riconosciuto quelle spese fatte nei distributori.
I militari avevano a quel punto acquisito le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, individuando i giovani che avevano compiuto 3 rifornimenti, per importi significativi.
L’arresto
Durante un controllo, i carabinieri avevano visto il furgone e si erano avvicinati. Le forze dell’ordine hanno colto i ragazzi intenti a pulire taniche di benzina, pertanto perquisiti hanno trovato 18 diverse card negli slip. Le tessere erano numerate a penna e su un foglietto era stato annotato per ciascuna il codice segreto.
Quella usata quel giorno era intestata ad una ditta bresciana; i carabinieri avevano contattato il titolare, che aveva spiegato che le sue tessere carburante ce le aveva tutte in azienda. In quel momento i carabinieri hanno fatto scattare le manette ed hanno arrestato i due serbi per utilizzo indebito di carte di credito.
Il ricorso inutile
Il giudice vicentino, però, stranamente, non ha convalidato l’arresto: ha ritenuto che il reato da contestare fosse la frode informatica, e non l’indebito utilizzo, perché tutte le tessere sequestrate al giovane erano clonate, ma non sussistevano ulteriori prove. E il nuovo reato, a meno che non sia aggravato, e può accadere solo se vi è trasferimento di danaro, non prevede le manette. Pertanto, i due indagati sono tornati in libertà.
La procura però ha ritenuta non corretta la decisione, ed ha proposto ricorso per Cassazione, supportata dalla procura generale. In seconda istanza la corte ha invece respinto il ricorso, ritenendo che le argomentazioni del giudice fossero giuridicamente ineccepibili, pertanto l’arresto non è da convalidare.