Voci di corridoio intorno al destino di un progetto sul quale la Fiat ha investito molto, preoccupano gli appassionati e non solo.
La casa automobilistica torinese Fiat custodisce un enorme bagaglio di storia e cultura italiana di gran parte del secolo scorso dal valore inimmaginabile. La Fiat ha rappresentato il motore dell’industria italiana e non solo, ha permesso la mobilità e la ripresa di un Paese a pezzi dopo la guerra, cambiato mode e abitudini, dimostrato al mondo cosa il made in Italy era capace di creare.
La struttura che ospita il Museo e l’archivio di tutta la produzione della storia della Fiat, è una costruzione, nella città di Torino, degli anni 1904-1907, a cura dell’architetto Alfredo Premoli, rappresentante dello stile liberty torinese, è posizionata in una zona della città di grande valore immobiliare. Molte di quelle strutture facenti parte dei più antichi stabilimenti Fiat, vicine alla palazzina del Centro Storico, sono già state oggetto di demolizione o trasformazione.
Fino ad oggi il Centro Storico Fiat, anche per le sue caratteristiche strutturali, per la sua collocazione e per le sue dimensioni, è stato molto frequentato da appassionati, viaggiatori, storici, fino a che è spuntato fuori un problema: un vincolo architettonico sulla struttura potrebbe definirne il destino, in modo negativo, con spostamento o demolizione.
Purtroppo si rincorrono voci di corridoio non proprio positive sul destino della storica struttura che custodisce i pezzi di valore del Museo e tutta l’archivio di tutta la produzione memorabile della casa automobilistica. È da qualche tempo che all’interno del gruppo Stellantis si ipotizza la chiusura di quella che è il più importante archivio nazionale inerente al settore automotive.
Se così fosse sarebbe una grande perdita dal punto di vista culturale e storico per tutti. Parliamo di un Museo che custodisce un’ampia parte della storia non solo automobilistica ma anche sociale, economica, culturale italiana. Il Centro Storico Fiat contiene collezioni importantissime e irripetibili. Almeno una trentina di vetture Fiat eccezionali, per non parlare dei contenuti dell’archivio storico.
Cinque chilometri di scaffali che ospitano tutta la documentazione cartacea (sottoposta alla Sovrintendenza dei Beni Culturali del Piemonte) relativa a progetti di Dante Giacosa e Giuseppe Gabrielli, alle aziende satellite di Fiat, come Abarth, Fiatagri, Lancia, Autobianchi e così via. Più di 300 mila disegni tecnici, 1300 bozzetti pubblicitari e 18 mila manifesti, sei milioni di fotografie e 200 ore di filmati.
Non solo auto ma addirittura pezzi d’arte del Novecento, dipinti di autori del secolo scorso di altissimo valore, parliamo di nomi del calibro di Felice Casorati, Marcello Dudovich e Mario Sironi. E ancora manuali d’officina, cda dell’avvocato, prospetti di omologazione. Tutto questo potrebbe non essere più fruibile e sarebbe davvero un destino inglorioso cancellare una parte della storia che ha reso grande il nostro Paese.