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Fiat Topolino, il compleanno dell’auto che ha fatto la storia: 87 anni fa il primo modello I A breve per le strade vedrai la sua erede

La mitica 500 A, in arte Topolino, venduta in Italia a partire dal 1936 – tuttosuimotori.it

La Fiat 500, affettuosamente chiamata “Topolino” dal pubblico, si erge come una delle automobili italiane più celebri di tutti i tempi.

L’epopea di questa vettura ribattezzata poi Fiat 500A a seguito della realizzazione dei modelli successivi B e C, affonda le sue radici nel lontano 1930, quando Benito Mussolini si rivolse al senatore Giovanni Agnelli, uno dei fondatori della Fiat, per incaricarlo di realizzare un’auto economica che fosse accessibile a tutti gli italiani, con un prezzo non superiore alle 5.000 lire. Questa richiesta rappresentava una sfida ardua per Agnelli, che a sua volta affidò la domanda ai progettisti dell’ufficio tecnico della Fiat.

All’interno dell’ufficio tecnico della Fiat, si svilupparono due correnti di pensiero divergenti. La prima sostenne la possibilità di raggiungere l’obiettivo utilizzando quanto già in uso presso l’azienda, puntando a ridurre al minimo i materiali e i componenti. La seconda corrente, invece, riteneva che la Fiat non fosse in grado di poter realizzare quanto richiesto dal fondatore di Fiat, almeno non a stretto giro. Per questo si propose di affidare il progetto a Oreste Lardone, un geniale tecnico allievo di Giulio Cesare Cappa, già autore di un interessante prototipo.

La Fiat decise di dare ragione ad entrambe le correnti, portando avanti, da una parte, la realizzazione dell’auto voluta da Mussolini secondo i modelli di progettazione già presenti in azienda, dall’altro affidando al neo assunto Oreste Lardone, un gruppo di lavoro composto da operai ed ingegneri per dar vita ad un progetto tutto nuovo e fuori standard.

L’input per il nuovo gruppo era di costruire una vettura con quattro posti e un motore bicilindrico, dotato di trazione anteriore.

Nel 1931, il prototipo fu finalmente pronto per il suo test su strada proprio con Giovanni Agnelli e Lardone a bordo. Purtroppo, durante il collaudo, l’automobile prese fuoco sulla salita di Cavoretto, costringendo gli occupanti a uscire di corsa. Questo incidente, attribuibile a una banale perdita di carburante, portò Agnelli a considerare la trazione anteriore una scelta errata con conseguente licenziamento di Lardone.

Una locandina dell’epoca festeggia l’avvento della Fiat 500 “Topolino” – tuttosuimotori.it

Dopo questo incidente, il progetto della piccola vettura sembrò non riscuotere più grande importanza all’interno di Fiat e si trascinò stancamente fino agli ultimi mesi del 1932 quando il Duce in persona ricordò al senatore l’impegno preso un paio d’anni prima. Antonio Fessia e Tranquillo Zerbi, due importanti figure dell’ufficio progetti della Fiat, dopo il pressing del capo del partito fascista, ripresero in mano i progetti di Lardone, ritenendoli comunque validi nonostante la tragedia sfiorata anni prima.

I due incaricarono un loro giovane assistente Dante Giacosa, già in prima linea nella progettazione della “Balilla”, per perfezionare, e finalmente realizzare, il desiderio di Mussolini di poter consegnare agli italiani una auto alla portata di tutti. Giocosa mise in campo una serie di accorgimenti geniali che portarono alla realizzazione di un prototipo collaudato direttamente ad ottobre del 1934 dai sui capi Fessia e Zerbi in un percorso accidentato, e talvolta sterrato, attorno Torino. Vennero raggiunte anche velocità importanti per l’epoca di 82 Km/h, senza che il minimo problema fosse insorto.

La scelta del nome cadde su “Fiat Topolino” che sopravanzò nel gradimento “Fiat Ginevra”, in onore del topo nato dalla geniale mente di Disney e per via del muso allungato che ricordava lo stesso personaggio di fantasia. Fu così che 10 giugno 1936, a Villa Torlonia, la nuova nata fu presentata a Mussolini con la denominazione definitiva di “Fiat 500“. Il debutto sul mercato avvenne esattamente 87 anni fa, il 15 giugno 1936, e fu sempre riconosciuta dal pubblico con lo pseudonimo “Topolino”. Furono venduti in tutto quasi 600.000 esemplari ad un prezzo di 8.900 lire, oltre le 5.000 lire previste inizialmente e pari a circa venti volte lo stipendio medio di un operaio specializzato!