L’ Aston Martin potrebbe essere un pò italiana?
Sembrerebbe che l’inglese Aston Martin stia per diventare un pò italiana e, a farlo pensare, non sarebbero semplici voci di corridoio. Secondo l’autorevolissimo notiziario Equity Fund Dow Jones, i kuwaitiani (proprietari del marchio dal 2007) sarebbero pronti a vendere metà della società al fondo di investimento Investindustrial, che ha sede a Londra ma è di proprietà della famiglia Bonomi, ex proprietaria di Ducati, venduta recentemente all’Audi.
Secondo le indiscrezioni, i kuwaitiani e Bonomi avrebbero già siglato un pre-accordo giovedì 22 novembre, ma il giorno successivo l’indiana Mahindra avrebbe avanzato un’ offerta economicamente più consistente rimettendo tutto in discussione. Però a favore di Bonomi ci sarebbe un accordo di collaborazione firmato con il gruppo Daimler (Mercedes) per la fornitura di motori e trasmissioni. L’Aston Martin, infatti, avrebbe bisogno di un partner industriale automobilistico di “peso” per lo sviluppo delle vetture e dei motori. Attualmente la casa britannica utilizza ancora materiali Ford derivanti dal periodo in cui è appartenuta al colosso americano. Se dovesse essere il gruppo di Bonomi ad avere la meglio, non sarebbe la prima volta che all’Aston Martin ci sarebbe qualcosa di italiano. Dal 1926 al 1937 direttore dell’azienda fu Augusto Bertelli, che arrivò perfino a far verniciare le vetture da gara color rosso, dicendo che portava fortuna nelle gare ed effettivamente, sotto la sua direzione, il gruppo vinse molto. Altro capitolo di italianità nella storia Aston Martin fu la collaborazione con la carrozzeria Touring di Milano. Parecchie vetture gran turismo della casa inglese, tra cui la DB5 usata da James Bond, sono firmate con la dicitura “Superleggera” che era il marchio della carrozzeria. Ma forse la cosa più sorprendente di tutta la vicenda è l’esistenza dell’accordo tra il fondo Investindustrial e la Mercedes. Tale accordo potrebbe significare il desiderio della Mercedes di ampliare il portafoglio delle sue marche. Ma non solo. Un’intesa del genere mette sotto una nuova luce anche la proposta fatta qualche tempo fa da Bonomi al gruppo Fiat per acquistare l’Alfa Romeo.