Manutenzione auto: sparito il sistema standard di diagnosi | Pronti a dire addio al meccanico di fiducia
Se per le auto a combustione la risoluzione degli errori era facilmente individuabile dai sistemi di diagnosi, per le elettriche le cose sono diverse.
Quella che la maggior parte delle persone conosce come porta OBD-II, che consente di connettersi al software e ai sistemi diagnostici del veicolo, utile non solo al comparto tecnico degli ingegneri dei test, ma anche ai tecnici specializzati delle officine o ai meccanici, porta il nome originale di ALDL.
ALDL sta per Assembly Line Diagnostic Link o Assembly Line Data Link. Nello scenario della transizione ecologica, la maggior parte dei veicoli elettrici non possiede un accesso simile. Forse qualcuno, ma la maggior parte delle case costruttrici differisce in metodi e componenti.
Questo rende più difficoltoso correggere errori rilevati a bordo di un veicolo elettrico. Immaginiamo dunque che questo accada a un proprietario e che questo si rechi in un’officina, anche specializzata in diagnosi: l’errore rilevato a bordo dell’elettrica non sarà certo di facile valutazione e risoluzione.
La storia delle origini della porta OBD è lunga ma se volessimo porre l’attenzione sul perché le auto elettriche non la possiedono basterà sapere che lo scopo principale della porta OBD-II è stato garantire che i veicoli soddisfacessero gli standard relativi alle emissioni di scarico e si sa che i BEV non hanno terminali di scarico.
Diagnostica sui veicoli elettrici: una risoluzione errori più difficile
Il fatto è che man mano che le auto elettriche si diffondono, circoleranno sempre di più e anche questa tipologia di parco auto invecchierà, andrà incontro ad usura e inevitabilmente, come per le auto a combustione dove però l’errore attraverso una spia nel quadro strumenti avverte il conducente, anche qui si verificheranno errori ma non esiste un modo per accedervi e diagnosticarli.
In pratica obbligano il proprietario a portare il veicolo presso le officine autorizzate dalla casa madre, poiché quest’ultime non solo possiedono tecnologie e scanner adatte alla porta di diagnosi ma che riescono anche a leggere il codice di errore del marchio. Naturalmente tutto questo comporta costi più elevati.
Obiettivo futuro: standardizzazione dei sistemi diagnostici BEV
Forse però tutte queste difficoltà note anche ai costruttori, hanno smosso le acque e sembra che per i BEV che verranno realizzati tra il 2026 e il 2035 qualcosa cambierà. Sembrerebbe infatti che le auto elettriche debbano in qualche modo seguire più o meno uno standard simile nel campo della diagnostica, a quello delle auto a combustione. La cosa partirà dapprima nello stato americano della California, poi in tutti gli Stati Uniti e si spera raggiunga livelli globali.
L’imposizione di un sistema diagnostico standard sembra dunque essere un obiettivo realizzabile almeno per le case automobilistiche più affermate, e quindi che diagnosticare problemi e errori di software diventi meno difficoltoso anche per i conducenti delle elettriche.