Mercato dell’auto: l’effetto boomerang cinese | Pagheremo di più anche i modelli europei, è la fine

Stabilimento produzione auto (Depositphotos)-tuttosuimotori.it

L’intento di proteggere le produzioni interne da parte della politica comunitaria sembra avere più svantaggi che vantaggi, specie sui costruttori europei.

L’industria automobilistica e il suo mercato, negli ultimi anni non stanno vivendo momenti facili e privi di difficoltà. Transizione all’elettrico, caro carburanti, crisi internazionali che spesso coinvolgono approvvigionamento di materie prime e settore petrolifero, inflazione, cause molteplici e spesso incontrollabili che hanno segnato e cambiato il volto del settore automobilistico.

Uno degli effetti più tangibili, anche da parte del cliente finale di questo tipo di mercato, sono i prezzi delle auto che non solo sono letteralmente lievitati ma continuano ad essere alle stelle. Un fenomeno che riguarda tutti i costruttori e tutti i modelli, alcuni più di altri.

Effetto spesso di una politica interna e comunitaria volta a proteggere il mercato interno però purtroppo con l’effetto boomerang sul consumatore finale che ha visto i prezzi delle auto triplicare. L’Unione Europea, di fronte alla scalata e alla concorrenza aggressiva dei costruttori cinesi e non solo, ha deciso di imporre tariffe più consistenti per l’importazione di veicoli extra UE.

Questo poteva far pensare ad un aumento dei prezzi solo per quei veicoli per esempio provenienti dalla Cina ma così non è stato: molti costruttori europei hanno spostato le loro produzioni in Cina, per i costi minori, prendiamo ad esempio BMW, e questa tassazione potrebbe costare cara quindi non solo alle case automobilistiche cinesi.

L’effetto boomerang della politica comunitaria nel settore automotive

Secondo molti vertici di case costruttrici che si trovano in questa situazione, pensiamo all’italiana DR o la Dacia, MG, questa decisione comunitaria potrebbe avere uno sconveniente effetto boomerang proprio sui produttori e sul mercato europeo, un vero e proprio “autogoal” secondo le dichiarazioni del direttore finanziario BMW, Walter Metti.

L’emissione di queste tasse ma potremmo definirli veri e propri dazi ha dei vantaggi e degli svantaggi, forse i secondi più importanti e verificabili dei primi se pensiamo allo scenario economico nella quale viviamo. Un’economia globalizzata senza più confini, dove, come abbiamo appena visto, la tassazione imposta dell’UE per proteggere il mercato dalla concorrenza straniera, non limita solo gli obiettivi interessati.

Politica comunitaria europea (Depositphotos)-tuttosuimotori.it

L’idea di un cambio di strategia contro la concorrenza

Pone dazi alla stessa industria europea che non trovando conveniente l’area di produzione comunitaria, ha spostato molti dei suoi stabilimenti all’estero, oltre i confini europei, costando da questo punto di vista gravi perdite e un effetto tangibile sui listini finali dei prezzi delle auto, ormai inaccessibili.

Forse non è questa la strada maestra da seguire per proteggere gli interessi delle case costruttrici europee, forse ripensare ai costi di produzione, ai tempi della burocrazia, agli incentivi, sarebbe un supporto ancora più lungimirante e meno limitante, forse senza effetti collaterali.

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Amalia Allegretti