Michael Schumacher, dopo l’intervista dello scandalo parla il compagno di scuderia I Cosa c’è di vero sulle sue condizioni
La rivista tedesca Die Aktuelle è stata ferocemente criticata per la sua recente copertina su Michael Schumacher nella quale affermava di contenere la “prima intervista esclusiva” del 54enne dal suo terribile incidente sugli sci quasi un decennio fa.
L’incredibile intervista con l’ex stella della Formula 1 prometteva di riportare risposte secche alle domande più scottanti che il mondo intero si poneva da così tanto tempo, ma solo alla fine del pezzo si rivela che l’articolo è stato effettivamente generato da un chatbot AI.
Il pezzo ha scatenato una furiosa reazione da parte della famiglia di Schumacher tanto da essere confermata dall’agenzia di stampa Reuters l’apertura di un’azione legale contro la pubblicazione.
L’ ex compagno di squadra di Formula 1 Johnny Herbert, ha parlato per la prima volta dopo l’uscita dell’intervista, definendo “spaventose” le azioni della rivista tedesca e il mondo moderno folle e pericoloso se affiancato da una intelligenza artificiale. Schumacher, che ha vinto sette campionati del mondo durante la sua folgorante carriera, ha corso regolarmente con il pilota britannico e i due sono stati compagni di squadra alla Benetton tra il 1994 e il 1995.
Vediamo in dettaglio le dichiarazioni di Ice, il soprannome del grande Johnny Herbert
“Questo è stato un ottimo esempio di come usare l’AI nel modo completamente sbagliato. Posso capire il fascino infinito per Michael perché è una storia che non ha ancora avuto una fine. Attualmente non ho alcun contatto con la famiglia e tutto è tenuto sotto il massimo riserbo”.
L’ex pilota di F1 ha anche fatto luce sul suo rapporto con il tedesco: “Non siamo sempre stati d’accordo. Era spietato. Ma è per questo che ha ottenuto ciò che ha ottenuto nella sua carriera. Aveva un modo tutto suo di affrontare le corse ed è stato fortunato ad avere attorno le persone giuste come Flavio Briatore, Ross Brawn a Rory Byrne. Ricordo che Ross disse che Michael era il miglior pilota con cui avesse mai lavorato e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Grazie a questo, Michael aveva sempre grosse motivazioni e restituiva la fiducia riposta con gare da manuale, dando vita ad un ciclo di successo”.
Johnny dice di ricordare ancora la straordinaria prestazione in Ferrari di Michael durante una giornata di gara particolarmente bagnata in Spagna: “ricordo ancora quella che per me è stata la sua più incredibile prestazione con la Ferrari, sul bagnato a Barcellona nel 1996. È stata la sua prima vittoria per la Rossa ed è stato un gran premio pazzesco sotto una pioggia torrenziale: per questo è stato soprannominato il Rainmaster“.
“Sì, non erano tutte rose e fiori, c’era anche un lato oscuro in lui, ma alla fine non si può negare tutto quello che di straordinario ha fatto per sé stesso, per i team per i quali ha corso e per l’intero mondo della Formula 1”