Motus-E, futuro dell’elettrico a rischio | Il motivo preoccupa tutti

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Quante volte ci capita di pensare di acquistare un’auto elettrica, ma poi sentiamo pareri e idee differenti che potrebbero farci bruscamente cambiare idea.

Forse proprio per questo il processo di transizione verso la mobilità elettrica procede con una certa gradualità, ma non come sperato, perché soprattutto la natura economica e infrastrutturale incide sulla scelta. Nonostante questo, a ben guardare le auto elettriche non sono ancora soggette a imposte fiscali, poichè poco diffuse e mantengono un forte impatto marginale sulle entrate fiscali derivanti dalle vetture tradizionali, allora le cause del costo potrebbero essere da cercarsi altrove.

Questa situazione è evidente durante la stagione estiva, quando si verifica un aumento della circolazione stradale, molte auto termiche si trovano in strada e i costi della benzina e diesel salgono dismisura, ma non cambia la situazione, il futuro elettrico sarà vantaggioso per l’erario, questo perché aumenteranno le tasse presenti sulle auto a batteria. Tutto questo accade mentre sul mercato stanno per entrare modelli cinesi sempre più competitivi sulle quali aleggia la possibilità di un’imposta che può avere ripercussioni in un mercato che in Italia non si muove.

Il report condotto da Promotor e Motus-E per i colleghi del Corriere della Sera ha potuto evidenziare come le automobili più vendute nei mesi scorsi, in rapporto con i consumi medi di carburante. In particolare, si è preso in considerazione un consumo medio di 5,5 litri per 100 chilometri per la Jeep Avenger a benzina, di 4,9 litri per 100 chilometri per la Peugeot 3008 diesel e di 15,8 chilowattora per 100 chilometri per la Tesla Model Y.

L’analisi effettuata ha fatto notare come il costo percorso dall’utente finale per coprire una distanza di 100 km risulti di circa 10 euro per la Avenger e 8 euro per la Peugeot 3008. Nel caso della Tesla, il costo cambia in base alla velocità o alla modalità di ricarica utilizzata: si passa dai circa 5 euro con la ricarica domestica ai 12 euro in una colonnina ultra rapida. Quello che cambia è l’impatto fiscale dello Stato.

Il carico fiscale è elevato

Secondo Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, è un dato utile poichè anche sulle tariffe di energia elettrica si applicano imposte statali, ad esempio l’Iva, le accise e gli oneri di sistema e di rete. Pertanto è stato evidenziato come il carico fiscale di un veicolo elettrico può risultare paragonabile, se non superiore, ai veicoli termici. Come sottolineato più volte da Naso, l’opzione più conveniente per l’utente rimane la ricarica domestica, che però risulta la più sfavorevole per lo Stato.

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Proprio la ricarica domestica rimarrà la scelta predominante anche in futuro, con possibili aumenti in quanto circoleranno più vetture elettriche e in box di ultima generazione avranno tutti la corrente elettrica disponibile, Motus-E ritiene che un aumento delle imposte e degli oneri per questa tipologia di ricarica potrebbe scoraggiare i cittadini. Di conseguenza vi sarebbe anche un effetto negativo sulle bollette energetiche delle case, oltre all’introduzione, seppur parziale, del bollo auto.

I vantaggi però vi sono: prima di tutto i forti incentivi da parte dello Stato all’acquisto di un veicolo elettrico, uniti al fare del bene alle città a all’ambiente.

Published by
Alessio Richiardi