Prezzi benzina, ci risiamo: gli automobilisti italiani tornano a piangere I Corri a fare il pieno finché sei in tempo
L’aumento dei prezzi della benzina è un argomento di grande attualità e di forte impatto sull’economia e sulla vita quotidiana dei cittadini.
Come noto, in Italia il governo ha cercato di contenere l’aumento dei prezzi della benzina, che nel corso degli ultimi anni ha raggiunto cifre sempre più elevate. Tuttavia, questo aiuto è stato eliminato all’inizio del nuovo anno e il prezzo della benzina ha continuato a salire, raggiungendo un nuovo picco.
In particolare, la crisi energetica che sta interessando il mondo intero ha reso necessario l’intervento dei governi per cercare di proteggere i consumatori dai prezzi sempre più alti del carburante. In Italia, questo intervento si è concretizzato nella riduzione delle accise sulla benzina, che ha permesso di ridurre il prezzo di 0,30 euro al litro. Questo ha rappresentato un sollievo per i consumatori, che hanno potuto godere di un po’ di respiro.
Tuttavia, l’eliminazione di questo aiuto ha avuto un impatto negativo sui prezzi della benzina, che sono aumentati di almeno 18 centesimi di euro rispetto alla fine dell’anno precedente. Oggi invece. mentre il prezzo del diesel sta diminuendo ritornando a livelli inferiori rispetto alla benzina, quest’ultima sta subendo un rialzo, laddove tra febbraio e marzo si era registrato invece un lieve calo.
Da cosa è dipesa questa inversione di tendenza che sta facendo ritornare l’attenzione pubblica sui carburanti?
Questa situazione è strettamente legata al prezzo del greggio, che è il principale fattore che influenza il prezzo della benzina. Fino al 21 aprile, il prezzo del greggio aveva raggiunto un picco di minimo relativo a 80,54 dollari al barile, ma ad oggi siamo già risaliti a quasi 83 dollari al barile, il che ha determinato un aumento del costo della benzina.
Ciò significa che molti italiani stanno ora pagando un prezzo più alto per fare il pieno della loro auto, con conseguenze negative sulla loro capacità di fare fronte alle spese quotidiane.
Tutto nasce dal taglio della produzione di petrolio deciso da parte dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio con a capo l’Arabia Saudita, che porta con sé una diminuzione dell’offerta e quindi chiaramente un aumento dei prezzi sulla materia prima. Tutto questo probabilmente porterà ben presto al raggiungimento della soglia psicologica dei 100 dollari al barile.
Ovviamente tutto questo si incastra in un gioco politico di ampio spettro fatto di mosse e ripicche tra vari stati. Molti analisti infatti legano questa azione dell’Arabia Saudita come la risposta agli Stati Uniti la cui amministrazione ha deciso di utilizzare 26 milioni di barili di petrolio delle proprie riserve per tenere a bada l’inflazione. Come sempre però, a farne le maggiori spese sono i consumatori finali che non possono far altro che rimanere inermi spettatori degli scontri politici fra i vari stati del mondo.