Questo non è un Codice… per biciclette: proteste in tutta Italia, ecco il motivo
L’entrata in vigore ufficiale del nuovo Codice della Strada, ha fatto sorgere dubbi e proteste tra le fila di coloro che conducono una bicicletta.
Molto probabilmente per le prossime festività natalizie, il tanto atteso nuovo Codice della Strada, l’argomento più caldo per stampa e media, ma soprattutto per automobilisti e conducenti, sarà ufficialmente in vigore, in quanto già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ormai da qualche giorno, il 29 novembre precisamente.
A cambiare, diventando più restrittive saranno molte norme, la maggior parte delle quali riguarderanno chi conduce un veicolo a motore, in particolare alcune infrazioni più a rischio di altre, ma ci sarà opportuno spazio all’interno del nuovo Codice anche per tutto il resto degli utenti della strada.
Certamente i pedoni e la loro tutela, ma anche e soprattutto tutto l’ambito della nuova micro mobilità che sfreccia sulle strade della città, dai più chiacchierati monopattini sino alla più comuni e tradizionali biciclette. Esse stanno diventando una scelta sempre più frequente, sia per sostenibilità che per agilità e tempo attraverso code e traffico.
Ma dubbi e incertezze, spesso terreno fertile per vere e proprie discussioni e proteste, sono sorte in coloro che conducono quotidianamente questo mezzo, un po’ in tutta Italia. Si sono resi conto, o meglio sono dell’opinione, che questo Codice non risponda proprio perfettamente a tutte le loro esigenze.
E se non fosse un Codice proprio adatto alle biciclette?
E se questo davvero non fosse proprio un Codice per biciclette? E quali sarebbero le motivazioni di tali proteste nella categoria di coloro che si mettono alla guida di una bicicletta, ogni giorno, sulle strade del nostro Paese, che non troverebbero così sicure per la loro circolazione?
Riassumendo la causa di tale clima potremmo parlare di una sorta di insicurezza, di una mancata tutela che chi conduce una bici avvertiva e continua ad avvertire, a quanto pare, nonostante la riforma del Codice. Prima di tutto sembrerebbe per via di una mancata limitazione della velocità, per esempio attraverso l’istituzione di zone con limiti molto passi, come ad esempio le zone 30, nelle città.
I motivi dei dubbi e delle proteste
I ciclisti non si sentirebbero tutelati in mancanza di piste ciclabili specie presso snodi parecchio trafficati. Ecco che infatti la velocità delle auto è un timore che riguarda chiunque si metta alla guida di una bici. Secondo la categoria dei ciclisti poca attenzione, nel nuovo Codice, proprio alle piste ciclabili. Molte infatti sono state realizzate secondo le vecchie norme e per le nuove, non si sa come saranno fatte realmente.
In particolare l’attenzione ricade sulla corsie ciclabili, da creare laddove non ci sia possibilità di piste ciclabili, che appaiono molto più complicate da realizzare. Poco spazio nel nuovo Codice anche alle cosiddette “case avanzate”, aree di stop agli incroci segnalate con cartelli orizzontali, isole di protezione per le bici, che per essere realizzate dovrebbero rispettare parametri che ne comprometterebbero la progettazione stessa.