Le principali associazioni di settore denunciano una situazione di grave debolezza che potrebbe mettere a rischio milioni di posti di lavoro.
La transizione verso una mobilità elettrica e decarbonizzata, nonostante i suoi vantaggi, presenta dei lati negativi, avrebbe compromesso la stabilità occupazionale delle case costruttrici europee e di tutto l’indotto, mettendo in serio rischio milioni di posti di lavoro.
La denuncia, sotto la veste di una lettera, arriva dritta, dalle principali associazioni automotive d’Europa, all’attenzione della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Le associazioni che hanno siglato la lettera sono ACEA, ACEM, CECRA, Ceemet, CLEPA, ETRMA, EUROBAT E IndustriALL.
La richiesta avanzata è quella di rafforzare tutta la catena di valore attraverso sei punti che hanno urgente priorità e anche porre l’attenzione su due mercati concorrenti quali Cina, soprattutto, e Stati Uniti, che inevitabilmente possono indebolire la produzione europea nel settore auto.
Quello che si chiede è di agire, perché se non si facesse nulla, il rischio che la trasformazione a grandi passi dell’industria e dei trasporti per la decarbonizzazione e la forte competizione dei mercati, potrebbero minare alla salute e all’occupazione nel settore, con licenziamenti per 13 milioni di occupati.
Ma cerchiamo di riassumere le sei azioni prioritarie da mettere in campo e che le associazioni domandano all’Europa. La prima azione da prendere in considerazione nel più breve tempo possibile è mettere a punto una strategia industriale solida per l’industria automotive europea, un fronte compatto per competere meglio di fronte a Cina o Stati Uniti, che poi è quello che ha fatto anche l’industria dell’auto cinese nell’ultimo decennio.
Una strategia che dia spazio e incentivo agli investimenti, un quadro normativo competitivo, risorse finanziarie per lo sviluppo e lo studio di tecnologie all’avanguardia, e soprattutto garanzia di fonti energetiche affidabili a prezzi competitivi, per ridurre i costi alle imprese e anche ai cittadini che acquistano. Un’altra azione da definire è l’ampliamento del mercato europeo a zero emissioni e la catena del valore delle batterie.
Significa che l’Europa dovrebbe dipendere di meno da costruttori di Paesi Terzi per quanto riguarda l’approvvigionamento di componenti relative alla mobilità elettrica, investendo nella produzione entro i suoi confini. Agire poi, come abbiamo detto precedentemente, per garantire un contesto normativo stabile e coerente per il settore, che non crei incertezze e non indebolisca gli investimenti.
E nell’ambito della transizione green, migliorare i piani di competenza e realizzare una transizione giusta, specie per le regioni che dipendono dal settore automotive. In un’ottica di sviluppo non può poi mancare un’efficiente accessibilità e miglioramento dei trasporti. E in un mercato così complicato e ampio, agire per garantire condizioni di parità a livello globale è un’obbligo, specie quando Paesi Terzi hanno a disposizione politiche nazionali di aiuto che minano alla competitività della manifattura europea.