Autovelox, ora non serve più a nulla | Basta fare un controllo sul cellulare
E se per provare un’infrazione stradale non servisse neanche più l’autovelox? Il caso dell’automobilista e di un semplice controllo sul cellulare.
E se la tecnologia dei dispositivi di rilevazione elettronica della velocità fosse stata superati dall’intuizione della digitalizzazione? Potrebbe infatti non servire neanche più l’occhio dell’autovelox, grazie alla possibilità di un rapido controllo sullo smartphone.
Lo sfondo è la vicina Svizzera, e, quanto viene fuori nello specifico da una sentenza del Tribunale cantonale dei Grigioni, è il caso di un automobilista che si sarebbe reso responsabile di un’infrazione della velocità: beccato normalmente attraverso un comune autovelox.
Inevitabile in un’epoca come questa, in cui la digitalizzazione e il tracciamento dei dati sono all’ordine del giorno, la condotta dell’automobilista è stata provata attraverso la localizzazione del telefono. Secondo ilTribunale, una modalità lecita di agire da parte degli agenti, tanto che nella sentenza viene descritta come “una misura legittima e proporzionata”.
Ma facciamo un passo indietro, a quando la condotta dell’automobilista, ritenuta scorretta, è stata rilevata, nel luglio del 2023 secondo gli atti resi noti, in corrispondenza della città di Albula, nei dintorni del Passo dello Julier. Il conducente avrebbe infatti superato il limite di velocità imposto.
Autovelox superato? Basta un controllo sul cellulare
Non contando il margine di tolleranza, sfiorando i 110 km/h, quando il limite consentito era di 80 km/h. Ritenuto responsabile di un’infrazione del Codice della Strada dalla Procura retica, l’automobilista decide di ricorrere contro il verbale riconoscendo che quel veicolo immortalato dai radar fosse il suo, ma di non ricordare di essere egli stesso al volante quel dato giorno e di non ricordare nemmeno chi fosse il guidatore.
Quindi alle istituzioni interessate non è rimasto che provare la veridicità dell’accusa nei confronti dell’automobilista, ricorrendo ad uno stratagemma molto tecnologico. Infatti la Magistratura del Cantone svizzero interessato, ha messo in atto quella che in termini tecnici si chiama raccolta retroattiva dei dati marginali relativi agli allacci della telefonia mobile, più comunemente hanno fatto ricorso alla localizzazione dello smartphone.
La sorveglianza retroattiva del cellulare per provare l’infrazione
Ecco come per provare un’infrazione o peggio un reato, le Forze dell’Ordine possono far ricorso a questo genere di modalità di sorveglianza retroattiva. Nonostante i legali dell’automobilista coinvolto abbiano cercato di contestare tutto questo, definendolo anche lesivo della privacy, il Tribunale cantonale dei Grigioni ha bocciato il ricorso.
Anche perché proprio utile a ricostruire una dinamica poco chiara, visto che neppure il conducente ricordava cosa fosse accaduto. Aggiungiamo infine che seppur la localizzazione dei dati del cellulare corrispondessero al luogo dell’infrazione questo non vorrebbe per forza significare colpevolezza, ma solo un indizio in più per il Tribunale.