Posto di blocco: ti fermano e invece dei documenti ti chiedono il cellulare | Controllano tutte le chat WhatsApp
Alt, si fermi! Il più rilevante e inequivocabili degli avvisi che le forze dell’ordine nelle nostre città, e in genere ovunque, indicano agli automobilisti e ai guidatori in generale. E un obbligo impossibile da violare.
Quando si è alla presenza di un posto di blocco o di controllo, e una pattuglia si fa ampi ed eloquenti gesti di fermarci per una ispezione, non possiamo in alcun modo evitarla.
Prima di tutto commetteremmo la principale violazione che si possa riscontare: il rifiuto di un alt equivale ad una manifestazione di colpevolezza, ed è comunque un tentativo, anche solo virtuale, di forzare un posto di blocco.
Subito dopo poi scatta il controllo vero e proprio: se le pattuglie ci fermano, un motivo deve esserci. O si tratta di controlli random, o invece stanno fermando tutti: ma poco cambia per noi.
Nel momento in cui gli agenti ci intimano di fare qualcosa, al di là dei casi degli abusi dei poteri palesi, è nostro dovere ascoltarli. E così, quando ci chiedono di mostrare i documenti, dobbiamo farlo senza discutere.
Ora ci guardano il cellulare
Ora però le cose sono cambiate, almeno in buona parte: siamo stati abituati a poliziotti che ci chiedevano ‘patente e libretto’, ma da ora in poi ci chiederanno il cellulare. Come mai? Le ragioni sono due, una pratica e l’altra di monitoraggio. Nel primo caso, è il prodotto di una incredibile rivoluzione sul fronte documentale, visto che presto tutti i nostri documenti potranno esser mostrati in modo virtuale, tramite smartphone, con l’arrivo della digitalizzazione.
Il secondo aspetto è meno simpatico: gli agenti ci chiedono lo smartphone perché vogliono controllare le nostre chat di WhatsApp. Sì, proprio così, non stiamo scherzando: e se vi sembra un illecito e una invasione della privacy, beh, il confine è labile. Secondo i giudici, a cui la questione è stata posta, ci sono dei distinguo.
Mi fornisca il cellulare e apra le chat
Il punto è che gli agenti vogliono controllare se facciamo parte di quelle ormai famose chat in sui si segnalano i posti di blocco e gli autovelox, una pratica che non si può fare. Tuttavia, secondo i giudici, non vi è intralcio o disturbo se la natura delle chat è privata, e dunque non limita il lavoro della polizia ma è un diritto inviolabile del privato. Secondo poi, ci sono comunque pochi membri nelle chat di gruppo.
Per cui è legale farne parte? Secondo altre interpretazioni, si entra nell‘ambito dell’art 45 del CDS, in cui si prevedono multe tra le 825 e le 3.305 euro che prendono sanzioni per chi segnala la presenza o la localizzazione di tutor, autovelox, telelaser.