No ai piloti paganti, Grosjean “Si è già pagato la stagione!”
La Haas ha dimostrato che partendo da una solida base, l’ingaggio di piloti paganti non è necessario, visti anche i risultati di Grosjean in questa prima parte di campionato
E’ vero, grandi pezzi della storia del motorsport hanno formito le componenti fondamentali per costruire un’ottima vettura, con il telaio fornito da Dallara e power unit, retrotreno e cambio forniti da Ferrari, ma la scelta di ingaggiare due piloti esperti ha sicuramente fatto la differenza tra la Haas e gli altri team che hanno esordito in Formula 1 negli ultimi anni o che orbitano nella parte medio-bassa della classifica.
Prima di iniziare con le considerazioni però, è d’obbligo consultare la “classifica” degli incassi dei vari team di Formula 1 per capire quanto “costa” un singolo punto alle squadre. Proprio questa interessante classifica mette in rapporto i soldi incassati dai team con i punti conquistati, così possiamo capire chi ha “trasformato” meglio i soldi in punti nel campionato mondiale di Formula 1 2015. In questa classifica non compare la Manor, che durante lo scorso campionato non ha conquistato alcun punto iridato.
Mercedes: 383 punti (1.22 mln/punto)
Williams: 151 punti (1.23 mln/punto)
Ferrari: 236 punti (1.77 mln/punto)
Force India: 39 punti (3.32 mln/punto)
Lotus: 35 punti (3.97 mln/punto)
Toro Rosso: 31 punti (4.43 mln/punto)
Sauber: 22 punti (4.69 mln/punto)
Red Bull: 96 punti (4.88 mln/punto)
McLaren: 17 punti (27.35 mln/punto)
Dopo aver visto questo interessante dato, possiamo passare alle considerazioni: la prima è che Gunther Steiner, team principal del Team Haas, sa sicuramente come mantenere il sangue freddo, vista la sua reazione ai primi punti conquistati in Australia quando i suoi meccanici esultavano ai box e lui era fermo ed impassibile al muretto, la seconda riguarda delle scelte ottime relativamente ai tecnici, ai vari meccanici ed ai piloti e la terza riguarda sicuramente la giusta scelta di collaborare a stretto contatto con quella che è la scuderia più vincente nella storia della Formula 1 ovvero la Ferrari.
Ma qual’è la reale differenza tra la Haas e le altre scuderie esordienti?
Sicuramente la differenza sostanziale la fa la base di partenza: possiamo trovare la voce “Team Haas” anche in altre categorie del motorsport, tra cui il campionato Nascar, e questo fa sì che il Team Haas abbia un background di partenza molto più importante di quello di altri team che abbiamo visto esordire negli ultimi anni come, ad esempio, HRT e Caterham.
Inoltre, Gene Haas, è nella lista dei 1000 uomini più ricchi del mondo, quindi alcune scelte effettuate durante la fase di creazione del team non sono state dettate da motivi prettamente economici. E proprio qui arriva la svolta, con la scelta di due piloti esperti e non due piloti paganti.
La scelta del team americano, infatti, è ricaduta su Romain Grosjean ed Esteban Gutierrez, entrambi con esperienza in Formula 1 ed entrambi con la voglia di far vedere di cosa sono capaci.
Approfondisci: Ecco introiti e costi di un team di Formula 1 – Quanti soldi servono per diventare un pilota di Formula 1?
Romain Grosjean è arrivato alla Haas dopo 6 anni di esperienza in Formula 1 e con ben 287 punti conquistati durante la sua carriera. Esteban Gutierrez invece, è più giovane (classe ’91) ma ha già disputato due campionati di Formula 1 al volante della Sabuer e per un anno è stato pilota di riserva della Ferrari, raccogliendo solo 6 punti ma facendo sicuramente tanta esperienza.
In merito a questa scelta, che sembra essere stata davvero azzeccata, Gunther Steiner ha dichiarato: “Grazie alla scelta di puntare su due pilot esperti, abbiamo fatto un esordio in Formula 1 davvero scintillante. E’ vero, Gutierrez non ha ancora completato una gara, ma non è colpa sua. Con i 18 punti raccolti da Grosjean ci siamo già assicurati un posto nella classifica costruttori, e questo ci permetterà di ricevere parte degli introiti stagionali del circus e coprire le spese. Avevamo bisogno di una certa quantità di denaro che adesso sappiamo di poterci permettere. Se avessimo avuto qualcun altro, per esempio un pilota pagante, non credo che ci troveremmo in questa stessa situazione, ma saremmo qui a chiederci: ‘La macchina potrà essere competitiva? I materiali che stiamo usando sono sufficientemente buoni?’ “.
Questa scelta, quindi, è la conferma che non sempre i piloti paganti sono quello che serve ad un team per andare avanti, ma è pur vero che non tutti i team possono permettersi un azzardo simile.
Una cosa è certa: Romain Grosjean “si è già pagato al sua stagione”, anche perchè, facendo due rapidi calcoli, i 18 punti del francese hanno già un valore di introiti pari a circa una ventina di milioni di euro, che sono gli quasi gli stessi soldi che Haryanto ha versato alla Manor per poter disputare questo campionato mondiale di Formula 1 come pilota titolare.